giovedì 10 maggio 2018

Castel Giorgio – Emergenza Impianto Geotermico


È sempre in corso la lotta contro i progetti di centrali geotermiche nel bacino del Lago di Bolsena. Non è finita neanche la compatta opposizione del territorio, che unisce tutti i cittadini, i sindaci del comprensorio e il presidente della Provincia Viterbo di fronte ai pericoli che comportano gli impianti a media e alta entalpia: rischio sismico, rischio di inquinamento dell’aria e del suolo, rischio di depauperamento e inquinamento delle falde acquifere compreso lo stesso lago.
 

Dopo la bocciatura del progetto pilota “Torre Alfina” da parte del Consiglio dei Ministri e l’annullamento dell’autorizzazione alla ricerca geotermica concessa alla Tosco Geo per Montalfina e Monte Rubiaglio, per “inattività”, ecco la recente allarmante notizia:

Il TAR dell’Umbria, con una sentenza dell’8 aprile 2018, attribuisce al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) l’autorità di decidere entro 45 giorni (con scadenza il 23 maggio 2018) se consentire o meno la realizzazione dell’impianto a Castel Giorgio, per il quale l’ITW & LKW Geotermia Italia aveva ottenuto dallo stesso MISE l’autorizzazione allo sfruttamento di una concessione geotermica tramite un impianto “pilota”.

La normativa dispone che la Regione Umbria, per competenza territoriale, debba esprimersi in merito: può dare il suo consenso finale (“l’intesa”) per rendere attiva l’autorizzazione rilasciata dal MISE, oppure può negarlo.  Da due anni la Giunta Regionale dell’Umbria non riesce a decidere di negare l’intesa, come richiesto da numerosi comuni e dallo stesso Consiglio Regionale dell’Umbria.

La soluzione più chiara e trasparente in risposta alla sentenza del TAR sarebbe che la Giunta Regionale finalmente negasse la propria intesa alla realizzazione della centrale, prima che il MISE si esprima, troncando la questione.

Per quanto riguarda il MISE, il ministero è praticamente obbligato ad autorizzare l’impianto perché lo aveva approvato in precedenza. Per negare l’autorizzazione deve sopraggiungere un valido motivo, un fatto nuovo, altrimenti gli agguerriti avvocati del Proponente chiederebbero al funzionario che ha negato l’autorizzazione un risarcimento di milioni di euro come già avvenne nei confronti della Regione Umbria, quando aveva il potere di VIA, poi passato al ministero grazie all’intervento dell’On. Abrignani del gruppo dell’On. Verdini.

Il “fatto nuovo”, per ottenere dal MISE quantomeno una moratoria, potrebbe essere un tempestivo intervento della Regione Lazio per chiedere al MISE e alla regione Umbria una più attenta lettura di quanto dichiarato dallo stesso proponente a pagina 76 della presentazione progettuale: “… solo il tratto terminale della tubazione di reiniezione e i pozzi di reiniezione si collocano nell’area dove il drenaggio sotterraneo dell’acquifero delle vulcaniti è diretto verso il lago di Bolsena. I pozzi di produzione sono invece ubicati nelle zone dove il drenaggio è in direzione opposta, verso il fiume Paglia e il Tevere ..”
 
Castel Giorgio - impianto e strutture in superficie
 
Da essa si evince che i pozzi di produzione estraggono fluido geotermico dall’Umbria e, mediante pozzi deviati, lo reiniettano nel Lazio in direzione del lago di Bolsena. Sulla base della documentazione disponibile non è possibile stabilire se il fondo dei pozzi deviati è nella Regione Umbria o nella Regione Lazio, per cui occorre una perizia per accertare se è rispettata o meno la competenza territoriale.

Sempre in base alla dichiarazione del proponente è certo che i fondi dei pozzi di reiniezione sono sotto il bacino idrogeologico del lago di Bolsena. Da una rilettura del verbale della relazione di VIA si evince che non è stato considerato il recente lavoro pubblicato sulla rivista scientifica specializzata “Tectonophysics” N 608 pagine 482-498 avente per titolo: “Structural compartmentalisation of a geothermal system, the Torre Alfina field (central Italy)” a firma di Gianluca Vignaroli et al. (2013) con il coordinamento del Prof. Guido Giordano dell’Università di Roma Tre.

Il lavoro dimostra, che le faglie determinano una struttura a “compartimenti stagni” del serbatoio di rocce carbonatiche dell’Alfina per cui le faglie ostacolano il ritorno ipogeo del fluido geotermico dal compartimento laziale a quello umbro. La conseguenza è un aumento del rischio sismico e la risalita di fluidi geotermici, notoriamente cancerogeni per il loro alto contenuto di arsenico, verso il Lago e verso la falda dalla quale viene attinta acqua potabile. Su questa possibilità sta studiando anche la Commissione Ambiente europea.
 

In conclusione il MISE potrebbe decidere una moratoria motivandola con la richiesta ufficiale (più incisiva  sarebbe una diffida) da parte della Regione Lazio per verificare la competenza territoriale e la tutela ambientale, sulla base di una revisione della VIA che tenga conto del lavoro scientifico di Vignaroli.

Un’altra possibilità sarebbe il ricorso presso il Consiglio di Stato contro la sentenza che sotto molti aspetti sembra equivoca ed erronea – un ricorso del MISE stesso, oppure della Regione Umbria e del Comune di Castel Giorgio. Gli altri comuni interessati e la Provincia di Viterbo, non sono citati nella sentenza, ma possono intervenire ad adiuvandum. Tuttavia, se il ricorso fosse vincente, la situazione sarebbe immutata nel senso che la regione Umbria rimarrebbe con la facoltà di decidere non si sa come, non si sa quando.