sabato 23 dicembre 2017

Geotermia, il Consiglio dei Ministri blocca l’impianto di Torre Alfina

 
Nel Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2017 è stato affrontato il tema della autorizzazione dell’impianto pilota geotermico di Torre Alfina. L’autorizzazione è stata negata, così come auspicato dai Sindaci dell’area interessata, dalle popolazioni dell’Alta Tuscia e dalle associazioni del territorio. L’impianto aveva ottenuto parere positivo della Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in capo al Ministero dell’Ambiente ma in quel procedimento, aveva avuto parere negativo da parte del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo per la presenza nell’area interessata, di un vincolo paesaggistico.




La controversia tra i pareri discordanti, come da legge, è arrivata al Consiglio dei Ministri che, valutata tutta la documentazione inerente il caso, ha espresso parere negativo. Sembrerebbe giunta, quindi, alla sua conclusione una vicenda che ha visto in questi anni le amministrazioni locali dell’Alta Tuscia insieme alla popolazione opporsi alla realizzazione dell’impianto geotermico pilota denominato “Torre Alfina”.
Nell’area dell’altopiano dell’Alfina gli impianti pilota geotermici previsti erano due: uno nel Comune di Castelgiorgio (TR) e uno, quello valutato oggi dal CDM, nel Comune di Acquapendente (VT). Il primo ha quasi ultimato il proprio iter amministrativo, è stato autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico ed è tutt’ora in attesa del pronunciamento da parte della Regione Umbria chiamata a sottoscrivere l’intesa: alla Regione Umbria, cioè, spetta l’ultima parola. Sul gemello impianto denominato “Torre Alfina” invece, la parola finale è stata pronunciata oggi dal CDM. In questi anni si è verificato il moltiplicarsi dei progetti presentati: oltre ai due citati, ulteriori richieste riguardano un impianto pilota a Latera e tre impianti non pilota a Latera, Farnese e Caprarola. Per citare solo la provincia di Viterbo.
La posizione unanimemente espressa in questi anni dal territorio, e sostenuta dal lavoro svolto in Parlamento e in Regione, è stata quella di contrarietà alla imposizione di impianti potenzialmente dannosi all’ambiente, il cui eventuale beneficio economico non sarebbe stato a favore dell’intero territorio bensì, in virtù degli elevati incentivi previsti, dei soli proponenti l’iniziativa.
Oggi, con il moltiplicarsi delle richieste per la realizzazione di centrali geotermiche, si afferma il concreto rischio che il territorio vada incontro ad una radicale modifica del modello di sviluppo che ha intrapreso per decenni e che ha permesso, nel tempo, la nascita di aziende agricole che fanno produzioni di qualità e di agriturismi nati dall’affermarsi della multifunzionalità. Attività che rappresentano reali opportunità di lavoro per numerose famiglie e di tutela e salvaguardia ambientale e paesaggistica che si traduce anche in offerta turistica per l’intera area.
Credo che oggi sia improcrastinabile e ancora più utile che in passato lavorare ad una programmazione di sviluppo territoriale che comprenda anche linee guida sulla programmazione energetica, con l’obiettivo ambizioso di farla diventare una priorità interregionale.
(On.Alessandra Terrosi)

da Orvietosi

domenica 15 ottobre 2017

Lago di Bolsena - al via i lavori di ripristino del sistema fognario



La buona notizia avrebbe meritato più rilievo: il 5 settembre 2017 sono stati consegnati i lavori di ripristino del collettore e del depuratore delle acque reflue, ambedue gestiti dal COBALB. Dopo lunghi anni di lotta – insistenti contatti con la Regione, la petizione Salvalago con più di 13 mila firme, una serie di conferenze per informare e allertare il pubblico, un costante impegno sul territorio, la petizione all’Unione Europea – un primo successo concreto per la tutela del Lago di Bolsena.

Vincitrice della gara d’appalto indetta il 30 dicembre 2015 (“Lavori di adeguamento rete fognaria e depuratore CO.BA.L.B. a servizio dei comuni del Lago di Bolsena”, all’offerta economicamente più vantaggiosa) è la Luisiana Appalti S.R.L. di Artena (Rm), una ditta di gestione di appalti che solitamente si muove nell’ambito degli appalti pubblici della città e provincia di Roma. Il progetto è stato brevemente illustrato durante un incontro pubblico, il 6 ottobre, a Bolsena. Di seguito, grazie alla disponibilità del direttore del COBALB, le associazioni ambientaliste del Lago (le associazioni "Lago di Bolsena" e "La Porticella" e il comitato "Bolsena Lago d'Europa") hanno potuto informarsi sui dettagli dei lavori previsti.
 

La somma inizialmente disponibile per l’appalto era di 1,62 milioni di Euro. Oltre all’abbassamento di questa somma a poco meno di 1,3 milioni, la ditta appaltatrice ha proposto altre importanti migliorie, tra le quali l’impegno di terminare i lavori entro aprile 2018.

La parte più importante del progetto riguarda il completo rispristino del depuratore con alcune migliorie tecniche (p. e. nel recupero dei fanghi). Sono inoltre previsti lavori di ripristino del collettore circumlacuale, in particolare:

- la dotazione di tutte le stazioni di sollevamento di un numero di pompe come da progetto originale (saranno installate le pompe più economiche, con l’eccezione delle stazioni 9 e 19, che saranno dotate di pompe “flygt” della XYLEM, considerate le pompe migliori);
- la sostituzione di tutti i quadri elettrici delle stazioni;
- il completo ripristino del sistema di teleallarme con tecnica allo stato di arte di oggi (un’ulteriore miglioria);
- un nuovo tratto di condotte di una lunghezza di circa 500 m tra le stazioni S1 e S2 per sostituire un tratto vecchio con problemi di otturazione cronici.

Il progetto non prevede:

- il collaudo a pressione (oppure un’altra verifica) della tenuta delle condotte;
- bacini di stoccaggio addizionali (p. e. presso la stazione 8) per accogliere un sovraccarico dalla parte settentrionale del collettore;
- scorte di pompe e materiali (si tenterà di poter utilizzare i fondi risparmiati dal ribasso della somma di appalto in questo senso);
- fondi destinati alla manutenzione ordinaria (dovrebbero essere messi a disposizione da Talete spa che deve assorbire il COBALB);
- il completamento dell’anello fognario sulla riva ovest (o soluzioni alternative).

Il cronoprogramma dei lavori sarà disponibile tra alcune settimane.
 
schema del sistema di raccolta e depurazione delle acque reflue del Lago di Bolsena

La Luisiana subappalta i lavori a ditte di sua scelta; il direttore del COBALB ha espresso il desiderio che si prendano in considerazione in primo luogo imprese locali. La Regione Lazio ha nominato un direttore dei lavori che sarà affiancato dalla squadra del COBALB. Le associazioni chiederanno alla Regione di poter seguire l’andamento dell’opera.


La data del 5 settembre segna una tappa importante sulla strada del completo ripristino del sistema di raccolta di acque fognarie. Ma ricordiamo che il sistema "tutto" consiste di tre parti:

1 – la rete “circumlacuale” gestita dal COBALB,

2 – le reti comunali,

3 – case ed esercizi non collegati a queste reti.

Tutte queste parti presentano varie criticità:

1 – la rete “circumlacuale” gestita dal COBALB:

1a – malfunzionamento di stazioni e sottostazioni di “sollevamento”,
1b – sversamenti dovuti a sovraccarico (a causa di piogge e/o dell’alto numero di utenti durante l’estate),
1c – perdite dalle tubazioni.

2 – le reti comunali:

2a – malfunzionamento di stazioni e sottostazioni,
2b – sversamenti dovuti a sovraccarico,
2c – perdite dalle tubazioni,
2d – mancante collegamento di quartieri o case (con scarichi abusivi, p. e. nei fossi),
2e – difetti nella concezione delle reti (mancante separazione di acque bianche e acque nere). 

3 - case ed esercizi non collegati a queste reti:

3a – singole case ed esercizi sparsi in tutto il comprensorio (fosse settiche non regolamentari),
3b – case ed esercizi sulla riva ovest non coperta dalla rete “circumlacuale” (con scarichi abusivi).

Consideriamo anche che l’apporto nel Lago di fosforo – la principale sostanza responsabile del degrado - non solo proviene dal sistema fognario ma anche dall’agricoltura, che contribuisce tra il 10% e il 40% del totale.
È quindi evidente che il risanamento della salute del Lago richiede ulteriori interventi: il risanamento delle reti comunali, il completamento del collettore e la riduzione del carico di fosforo dall’agricoltura.

Ne è ben consapevole anche la Commissione per le petizioni dell’UE la cui presidente scrive, in una lettera alla Regione Lazio del 2 giugno 2015, che “la nostra commissione parlamentare è particolarmente inquieta, in merito agli alti valori di fosforo ed arsenico causati da una cattiva gestione delle acque reflue e delle acque ad uso agricolo … auspicando … che la Regione Lazio e le autorità locali adottino un piano efficace che permetta di preservare l’equilibrio ambientale del lago di Bolsena, riparando e completando in primis il collettore fognario circumlacuale incompleto e disastrato.

Gli stessi obiettivi erano stati ribaditi da Piero Bruni in occasione della seconda audizione della sua petizione il 10 luglio a Bruxelles. L’iter di questa petizione non si è fermato, ma prosegue tramite corrispondenza tra i diversi soggetti: la Commissione per l’Ambiente dell’UE, lo Stato Italiano e Bruni. In questi scambi è chiaramente espresso l'interessamento di Bruxelles all'oggetto della petizione con il relativo sollecito rivolto alla Regione Lazio, a cominciare degli interventi di ripristino di depuratore e collettore.

Per questa via abbiamo appreso, inoltre, che ancora nel mese di marzo di quest’anno l’Italia aveva definito lo stato ecologico del Lago di Bolsena come “buono”, negando un suo degrado e contradicendo il consenso del mondo scientifico. Anche questo scoglio dovrebbe essere superato con la comunicazione ufficiale dell’ARPA Lazio (aggiornata al 14 luglio 2017) che attribuisce al Lago il coefficiente trofico di “sufficiente”.

sabato 16 settembre 2017

Dossier: Progetti geotermici intorno al Lago di Bolsena - terza parte


4 – Quali alternative?

Considerando tutti questi rischi e pericoli per l’ambiente e la salute umana, viene naturale chiedersi: Per quale motivo si dovrebbe fare la centrale Nuova Latera?


Sentiamo l’argomento principale dell’ENEL: “Il processo di produzione di energia geotermoelettrica, infatti, consente di soddisfare il fabbisogno di energia evitando il ricorso a risorse come i combustibili fossili e consente di contenere le emissioni di CO2.”
Però, come detto sopra ed esposto in un altro post, questo argomento – che generalmente la geotermia consentirebbe di contenere le emissioni di CO2 - non è corretto. E nello specifico è falso: la centrale Nuova Latera non contribuirebbe a ridurre l’effetto serra, al contrario: lo aumenterebbe.

Altrettanto fuorviante è l’aggressiva propaganda degli opinion makers dell’ITW-LKW che accusa chi non accetta senza riserve gli impianti geotermici, di “condannare i propri figli e nipoti”.

Due altri argomenti che vengono avanzati in sostegno della Nuova Latera:

- la centrale utilizza una fonte di energia nazionale e così riduce la dipendenza energetica, e
- la centrale assicura un apporto costante di energia elettrica (che non è fluttuante in funzione della disponibilità di vento e sole).

Ambedue sono validi, ma solo fino a una certo punto.
Sole e vento, anche loro sono fonti nazionali di energia, e l’Italia ne è ricca. Per quanto riguarda l’intermittenza di queste fonti energetiche, esistono soluzioni alternative anche a questo problema: tecniche di accumulo di energia, la messa in rete intelligente di impianti di piccola taglia.

Disponiamo anche di altre fonti di energia veramente rinnovabile senza intermittenza: il solare termodinamico a concentrazione e l’energia del moto ondoso.

Preziosi potrebbero essere anche impianti a biomassa e a biogas di seconda generazione (alimentati con scarti vegetali di coltivazioni). Purtroppo, nel quadro normativo italiano attuale, comportano ancora il rischio di emissioni nocive e di abusi, il problema dello smaltimento dei residui e il pericolo di vederli trasformarsi in inceneritori di rifiuti.

Un importante contributo può venire anche dalla geotermia - di bassa e media entalpia, senza prelievi o travasi di fluido geotermico nel sottosuolo, con gli scambiatori di calore direttamente nei pozzi.

Un ultimo argomento – “la geotermia porta posti di lavoro alle comunità locali” – è smentito dall’esperienza. Sia vent’anni fa a Latera che attualmente nel territorio amiatino, si creano pochi posti di lavoro durevoli, meno di quelli che si perdono: poiché viceversa si arrecano gravi danni all’economia locale compromettendo ambiente, paesaggio, risorsa termale e la filiera locale dell'agroalimentare di eccellenza.

5 – Imprese, etica e fiducia

 Le parole “ENEL” e “geotermia” sono ormai, almeno per la popolazione dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana, sinonimi di prevaricazione e danni alla salute. Questo non a causa dell’ottusità o malvagità della popolazione, o del lavoro sovversivo degli ambientalisti, ma grazie a una lunga esperienza maturata sul campo che insegna che, in questo ambito, la tutela delle persone e dell’ambiente viene regolarmente tralasciata per motivi economici.

Emblematica in questo senso è la storia della vecchia centrale di Latera, e la storia delle centrali amiatine dove questa esperienza continua tuttora.
E come prestare fiducia a scienziati che promuovono gli impianti geotermici “flash” di Latera e dell’Amiata come mezzo ideale nella lotta all’effetto serra, e che invece sanno benissimo che sono più nocivi addirittura delle centrali convenzionali a carbone?

 
Sarebbe meglio, per tutti, voltare pagina: passare a una politica di trasparenza, di dialogo, coinvolgimento, di discussione aperta e decisioni condivise.

Concretamente, già nella progettazione si potrebbero proporre e definire meccanismi e strumenti di partecipazione e responsabilità condivisa. Dove l’ENEL, nel nostro caso, potrebbe rendere pubblici i dati ambientali della vecchia centrale, proporre tavoli di progettazione condivisa, meccanismi di controllo indipendente e strumenti di gestione condivisa.

Dove l’ITW-LKW a Castel Giorgio smette di ignorare le prove scientifiche per il concreto rischio sismico e inquinamento della falda superficiale, apre un dialogo con tutti gli scienziati e cittadini e dà l’impulso a ricerche dettagliate e trasparenti delle condizioni nel sottosuolo.

 Perché solo in altri paesi (in Svizzera) dovrebbe essere possibile che la popolazione decide, assieme alla società proponente e agli amministratori, di costruire (o non costruirla) una centrale geotermica, dove i cittadini hanno accesso libero ai dati ambientali della centrale e dove, dopo problemi tecnici e incidenti, tutti insieme possono decidere di continuare o abbandonare il progetto – da noi, un’utopia?
 

sito della centrale di Latera prima della costruzione

6 - Conclusioni

 Tutti i progetti geotermici attualmente proposti nel comprensorio del Lago di Bolsena comportano gravi rischi per l’ambiente e la popolazione, perché creano importanti squilibri pressori nel sottosuolo, con il pericolo di fenomeni sismici e di inquinamento e depauperamento della falda acquifera potabile. Ricordiamo, che il Lago di Bolsena è la parte affiorante di questa falda.

Per gli impianti tipo “flash”, come la Nuova Latera, si aggiungono gravi problemi di inquinamento dell’atmosfera e dell’ambiente nelle vicinanze della centrale.

Al pericolo per la popolazione e per gli ecosistemi si aggiunge la minaccia per l’economia locale – l’agricoltura, il turismo, la risorsa termale.

giovedì 7 settembre 2017

Dossier: Progetti geotermici intorno al Lago di Bolsena - seconda parte

3 - Nuova Latera - quali rischi e criticità



la centrale di Latera

Emissioni in atmosfera

 Dal ciclo produttivo dell’impianto escono gas e fumi che vengono rilasciati nell’atmosfera. Sono essenzialmente costituiti da CO2, aria e vapore acqueo e altri presenti in concentrazioni inferiori.

Le concentrazioni dell’idrogeno solforato (H2S) e del mercurio (Hg) vengono ridotti nell’impianto AMIS. L’efficienza globale di abbattimento dell’AMIS (considerando un 10% di tempi fuori servizio dell’impianto) è del 70% per il H2S e dell’80% per il Hg. Questi dati sono compatibili con i rilevamenti dell’ARPAT nelle centrali amiatine.

 CO2
Per quanto riguarda le emissioni di CO2, sono legate all’alta concentrazione di questo gas ad effetto serra nel fluido geotermico e al processo produttivo dell’impianto che non permette la reiniezione di questo gas. Come esposto altrove (vedi post), il fattore di emissione della centrale è superiore a 1000 (gCO2eq)/kWh e quindi più alta di quello di una centrale a carbone convenzionale.
Questa emissione ha un grave impatto sull’atmosfera e sugli ecosistemi. A parte che è inammissibile incentivare la Nuova Latera con fondi destinati alla riduzione dell’effetto serra, questo impatto ambientale dovrebbe essere sufficiente per rigettare il progetto. Lo studio dell'ENEL non contiene nessuna discussione di questo impatto.

 Altre

Nell’allegato “Impatti sull’atmosfera” presentato dall’ENEL si studiano le emissioni di NH3, H2S, As, Hg, NOx , P.T.S. (Polveri Totali Sospese, assunte cautelativamente uguali al PM10), SO2, CO, tramite simulazioni di intensità e distribuzioni emissive, nel quadro di 4 scenari:

Scenario 1: funzionamento normale della centrale con impianto AMIS attivo;
Scenario 2: funzionamento normale della centrale con impianto AMIS fuori servizio;
Scenario 3: prove di produzione;
Scenario 4: fermo centrale.

Non si considerano emissioni di altri metalli pesanti (anche radioattivi) e neanche emissioni del gas radioattivo radon. L’inquinamento dell’atmosfera di tutte queste sostanze può avere gravi conseguenze sulla salute della popolazione nelle vicinanze della centrale come evidenziano vari studi, tra cui lo studio epidemiologico della ARS Toscana.

I risultati delle simulazioni sono riportati nelle tabelle seguenti.
In quasi tutti i casi le concentrazioni dei gas inquinanti risultano al di sotto dei valori massimi ammessi (D. Lgs. 155/10).

Casi critici dove i valori di emissione si avvicinano ai limiti di legge o li superano sono:

- Scenario 2 (impianto AMIS fuori servizio che corrisponde al 10% del tempo di funzione della centrale e quindi a circa 36 giorni all’anno) dove le emissioni di H2S appaiano soltanto di poco sotto i limiti di legge, con 126 µg/m3 contro 150 µg/m3;

- Scenario 3 (prove di produzione) e 4 (fermo centrale) dove le concentrazioni dell’H2S emesso possono superare i limiti di legge.

In tutti i casi, le zone maggiormente esposte alle emissioni dovrebbero essere quella dell’abitato di Latera, a soli 2 km dalla centrale e nella direzione secondaria di provenienza del vento (S-SO) e quella di Valentano, a meno di 5 km e nella direzione prevalente di vento (N).

Scenario 1: funzionamento normale della centrale con impianto AMIS attivo. Emissioni dalla caldaia a biomassa e dalle due torri di raffreddamento

 
media giorno [µg/m3]
soglia limite [µg/m3]
media anno [µg/m3]
soglia limite [µg/m3]
distanza [km] di effetto massimo
direzione di provenienza del vento
H2S
12,6*
150
 
 
2,2
NE
NH3
14,3
70
 
 
2,2
NE
As
 
 
0,003 ng/m3
6 ng/m3
0,8
NE
Hg
 
 
0,04 ng/m3
200 ng/m3
0,8
NE
NOx
21
200
0,6
30
0,13
N
PTS
0,1
50
 
 
0,8 (0,13)
NE (N)
SO2
8
125
0,4
20
0,13
N
CO
30 (m. oraria)
10000 (m. mobile)
 
 
1 ,75
E
* probabilmente un errore, poiché l’efficienza globale di abbattimento dell’AMIS è solo dell’80% (relazione tecnica, 6.3.3)

 Scenario 2: funzionamento normale della centrale con impianto AMIS fuori servizio (10% all’anno). Emissioni dalla caldaia a biomassa e dalle due torri di raffreddamento

 
media giorno [µg/m3]
soglia limite [µg/m3]
media anno [µg/m3]
soglia limite [µg/m3]
distanza [km]
direzione
H2S
126
150
 
 
2,2
NE
NH3
22
70
0,8
8
2,2 (0,8)
NE
As
 
 
0,02 ng/m3
6 ng/m3
0,8
NE
Hg
 
 
1 ng/m3
200 ng/m3
0,8
NE
NOx
21
200
0,6
30
0,13
N
PTS
0,1
50
 
 
0,8 (0,13)
NE (N)
SO2
8
125
0,4
20
0,13
N
CO
30 (m. oraria)
10000 (m. mobile)
 
 
1 ,75
E

 
Scenario 3: prove di produzione. Durante 1 – 3 giorni il fluido geotermico dai pozzi Latera_4TER e Latera_4TERA viene emesso in atmosfera da un camino alto 20 m

 
concentrazione massima giornaliera [µg/m3] *
soglia limite
flusso di massa
T fluido
distanza
direzione
H2S
58 - 291
150
35 g/s
120
0,4 km
sottovento

 
Scenario 4: Fermo centrale (emergenza). Scarico libero del fluido geotermico in atmosfera da un camino alto 25 m

 
concentrazione massima giornaliera [µg/m3] *
soglia limite [µg/m3]
flusso di massa
T fluido
distanza
direzione
H2S
62 - 311
150
52 g/s
120
0,8 km
sottovento
NH3
13 - 68
170
11 g/s
120
0,8 km
sottovento
* per calcolare la concentrazione massima giornaliera, lo studio dell’ENEL applica un fattore di riduzione di 0,4 alla massima concentrazione emessa, riferendosi a un vecchio studio dell’EPA americana (1992), il che permette di ridurre le emissioni sotto le soglie limite di legge. In verità, lo studio dell’EPA propone un fattore di riduzione di 0,4 ± 0,2 e specifica che il fattore va determinato caso per caso. I valori della tabella corrispondono a un range del fattore di riduzione da 0,2 a 1.

 Inquinamento olfattivo:

 Manca del tutto uno studio dell’impatto olfattivo delle emissioni, obbligatorio in molti stati europei e adottato in Italia dalla Regione Lombardia. Ci appare essenziale valutare l’impatto di (mal)odori provenienti dalla centrale sulle aree circonstanti che sono interamente di vocazione agricola, naturalistica e turistica. Il loro valore caratteristico, anche come habitat di specie protette, potrebbe essere compromesso da tali emissioni.
Infatti, se paragoniamo (vedi tabella) i valori soglia della percezione olfattiva per l’idrogeno solforato e l’ammoniaca con le concentrazioni emerse dalle simulazioni dell’ENEL per gli scenari 1 (esercizio normale) e 2 (AMIS fuori servizio), possiamo constatare che i malodori provenienti dalla centrale saranno percepibili costantemente, anche durante l’esercizio normale, in zone attorno alla centrale difficili da delimitare, ma sicuramente comprendendo gli abitati Valentano e Latera (situati rispettivamente nella prima e nella seconda direzione preferenziale dei venti), con gravi conseguenze per il benessere della popolazione e non per ultimo per i valori in denaro degli esercizi e immobili.
Nei periodi di fuori servizio dell’AMIS questi odori provocheranno malori come mal ti testa, irritazioni degli occhi, vomito e altri – per almeno 36 giorno all’anno

Confronto tra concentrazioni emesse e soglie di percezione olfattiva:

gas
scenario 1: concentrazione [µg/m3]
scenario 2: concentrazione [µg/m3]
limite di legge [µg/m3]
soglia olfattiva [µg/m3]
H2S
12,6 (33)*
126
150
1 - 10
NH3
14,3
22
70
1,5 - 10

* come specificato sopra, il valore più basso è probabilmente risultato di un errore di calcolo

Consumo d’acqua degli acquiferi

 Nella documentazione ENEL manca un bilancio completo di consumo d’acqua per il ciclo intero di vita dell’impianto. L’acqua viene consumata durante tutte le fasi di questo ciclo, e non solo durante la perforazione dei pozzi cui accenna la descrizione tecnica, e specificamente nel raffreddamento dei vapori nelle torri.
Inoltre, in impianti geotermici del tipo “Flash”, circa il 20% del fluido geotermico estratto può essere rilasciato in atmosfera, ciò che aumenta gli scompensi nel serbatoio profondo e crea problemi di depauperamento della riserva. Per compensare gli inconvenienti, spesso si ricorre all’iniezione di acqua addizionale da altre risorse, p. e. da falde superficiali. Il progetto non ne fa menzione, ma non è escluso che il gestore ne farà ricorso in un secondo tempo. Si tratterebbe di una quantità enorme di acqua (quasi un milione di metri cubi all’anno) da prelevare dalle falde della zona.

Latera

Inquinamento della falda acquifera superficiale e rischio di sismi indotti

Gli impianti geotermici che trasferiscono fluidi da una zona ad un’altra del sottosuolo rappresentano una seria minaccia per l’inquinamento degli acquiferi superficiali della zona (quello del Fiora (Caldera di Latera / Lago di Mezzano) e quello del Lago di Bolsena) e aumentano il rischio sismico del territorio.
L’impianto geotermico previsto a Latera preleverebbe 500 t/h di fluido da due pozzi nella postazione Latera_4 profondi circa 2000 metri e, dopo avergli sottratto calore nella centrale, lo reinietta in due pozzi nella postazione Latera_14 a circa 4 km di distanza (non ci sono note posizioni e zone di prelievo e iniezione; sappiamo solo che tutti i pozzi sono deviati). La postazione Latera_4 si trova sotto il bacino idrogeologico del Lago di Bolsena, la postazione Latera_14 sotto quello del Fiora.
La società proponente ipotizza che

1 - fra la zona di reiniezione e quella di prelievo vi sia intercomunicazione idraulica per cui il fluido reiniettato tornerebbe senza impedimento per via ipogea nella zona di prelievo;
2 - che sia impermeabile (“acquiclude”) la roccia di copertura interposta fra il serbatoio geotermico e l’acquifero superficiale. 

Queste due ipotesi sono confutate sia dalla relazione geologica allegata al progetto proposto dall’ENEL, sia dalla relazione geologica di G. Vignaroli et al.: “Structural compartmentalisation of a geothermal system, the Torre Alfina field (central Italy)”, in: “Tectonophysics” 608 (2013) pagg 482-498.

La relazione geologica fornita dall’ENEL, e specificamente la figura 3-5 della descrizione tecnica, mostra (vedi illustrazione) una sezione tipica del campo di Nuova Latera che è molto diversa dallo schema ipotizzato: in un tratto di 5 km sono tracciate una decina di faglie.
 

Nella sezione geologica le vulcaniti sono viola, il serbatoio geotermico è azzurro, l’aquiclude è verde. L’illustrazione dimostra chiaramente che le faglie possono ostacolare i flussi orizzontali, infatti nella zona evidenziata con un ovale rosso il serbatoio geotermico è separato dalle vulcaniti, che sono permeabili, solo da una faglia. Le falde acquifere dei due serbatoi sono diverse per livello piezometrico, per temperatura e per composizione chimica: quindi la faglia fa da paratia stagna.  

Il lavoro di Vignaroli et. al. dimostra come i sistemi di faglie presenti nel serbatoio carbonatico interessato dal progetto geotermico ostacolano il movimento orizzontale dei fluidi creando dei “compartimenti stagni”. È quindi difficile che i fluidi reiniettati nel serbatoio carbonatico tornino attraverso vie sotterranee alla zona di prelievo. Si tratta di volumi enormi: 500 tonnellate all’ora per 24 ore per 365 giorni per molti anni.

È probabile che si verifichi un travaso da una zona all’altra creando un deficit permanente di fluido geotermico nella zona di prelievo e un sovrappiù nella zona di reiniezione. A questo scompenso si aggiunge lo squilibrio causato dalla caratteristica tecnologica dell’impianto “flash”, che sottrae in modo permanente fino al 20% del fluido geotermico dalla zona di prelievo.

La somma di questi squilibri nel sottosuolo ha due effetti importanti con gravi ricadute sull’ambiente:

- l’innesco di terremoti;
- lo scambio di liquidi tra il serbatoio geotermico e la falda acquifera potabile.

1 - terremoti

 Pericolo sismico è legato alla struttura complessa del sottosuolo di Latera (e in generale del comprensorio del Lago di Bolsena), molto fratturata con numerose faglie attive, connessa a un vulcanismo recente. Infatti, la nostra zona dimostra una viva sismicità naturale.

La sollecitazione con trivellazioni e soprattutto con iniezione e estrazione di fluidi di faglie attive può innescare il movimento delle rocce lungo il piano di faglia – possibilmente “lubrificato” dai fluidi – inducendo terremoti.
Questi terremoti possono essere particolarmente dannosi, anche se la loro magnitudo fosse contenuta, poiché le faglie sollecitate si trovano vicino alla superficie.

È importante rilevare, che la Regione Campania ha rigettato il progetto “Impianto pilota geotermico denominato Serrara Fontana” (vedi il post, con caratteristiche del sottosuolo simili a quelle della nostra zona) proprio a causa del rischio sismico (vedi il Decreto Dirigenziale n. 15 del 16/06/2017):
“…Per tutto quanto rappresentato si ritiene che l’impianto, …  determina rilevanti impatti negativi, in termini di sismicità indotta/innescabile e conseguenti danni a beni e persone, non mitigabili di alcun modo, nonché, conseguentemente, anche al sistema socio economico fondato sul turismo”.

Lo studio di impatto ambientale presentato dall’ENEL, nel capitolo “rischio sismico” si limita a constatare che secondo la classificazione regionale, l’area oggetto dell’intervento (i Comuni di Latera e Valentano) ricade in sottozona “2B”. 

2 - scambio di liquidi tra il serbatoio geotermico e la falda acquifera potabile

 Per quanto riguarda i flussi in senso verticale il lavoro di Vignaroli et. al. menziona modelli matematici relativi alla convezione dei fluidi (e.g. McLellan et al., 2010; Oliver et al., 2006), che fanno presumere che le discontinuità tettoniche nell’area interessata possano avere la funzione di canale preferenziale per l’ascesa (e discesa) verticale dei fluidi, mettendo in comunicazione livelli strutturali differenti di rocce del sistema geotermale e facilitando il flusso di adduzione. Ciò è confermato da una relazione del geologo dottor Giuseppe Pagano, direttore di miniera di numerose terme locali, il quale ritiene che la roccia di copertura del serbatoio geotermico non sia idonea per impedire l’ascesa di fluidi geotermici negli acquiferi della zona se sottoposti alla pressione di reiniezione.
In conclusione le due ipotesi della società proponente non sono valide:

1 - la zona di reiniezione e quella di prelievo sono difficilmente intercomunicanti per cui, pompando grandi quantità di fluidi dal compartimento produttivo a quello della reiniezione, si creerebbe depressione nel primo e sovrappressione nel secondo. Tale travaso da una zona all’altra causerebbe scompensi pressori e termici (che si aggiungono agli scompensi dovuti alla sottrazione di grandi quantità di fluido geotermico) che sono possibili cause di sismi.
2 - la pressione nella zona di reiniezione provocherebbe la risalita di fluido geotermico contenente arsenico ed altre sostanze cancerogene nell’acquifero superficiale inquinandolo. In parallelo, la depressione creato nel serbatoio produttivo causerebbe la discesa di acqua sottratta dall’acquifero superficiale depauperandolo.
Le falde superficiali in questione sono quella del Fiora (Lago di Mezzano / Selva del Lamone) e quella del Lago di Bolsena. Si tratta di tre Zone Speciali di Conservazione della rete Natura 2000 dove la qualità e la quantità dell’acqua superficiale è elemento essenziale per la conservazione degli habitat.

Le conseguenze dei meccanismi suddetti sono l’inquinamento della falda superficiale dal fluido geotermico e la perdita dell’acqua dalla falda potabile verso il serbatoio profondo. Ad esempio, la concentrazione di arsenico nella falda di acqua potabile è di circa 10 µg/l, mentre è di solito da 10 a 100 volte più alta nel fluido geotermico (per i pozzi dell’Alfina, è di circa 500 µg/l; secondo la relazione tecnica di progetto dell’ENEL (tabella 3-1), a Latera ammonterebbe addirittura a 90 mg/l).
La reale esistenza di questi due meccanismi si osserva nella zona del campo geotermico dell’Amiata (vedi lo studio di Borgia et. al.): la falda di acqua potabile mostra un costante aumento della concentrazione di arsenico, e il livello della falda potabile una drammatica diminuzione.
Gli scompensi nel sottosuolo impatterebbero anche sulla risorsa termale e minerale della nostra zona mettendo a rischio un’importante fonte di indotto del territorio.

Considerando tutto ciò, sono da rilevare due fatti:

- il progetto dell’ENEL non contiene nessuna discussione approfondita di questi rischi;
 - nel progetto non è prevista nessuna garanzia economica in caso di danni a beni e persone derivanti dall’esercizio dell’impianto. Sembra che si ritenga che ai danni dovrebbe rispondere senz’altro la collettività: a fronte di un “interesse pubblico” finalizzato alla produzione di soli 14 MW di energia elettrica, in più finanziato già da questa stessa collettività.
 
A proposito dell’impianto a biomassa

La centrale Nuova Latera è progettata come impianto ibrido: per incrementare l’efficienza globale, la temperatura dei vapori in uscita dai 2 “flash” viene portata da circa 200 °C a quasi 400 °C dai fumi provenienti da un impianto a biomassa di una potenza di 6 MW termici. Un primo impianto di questo tipo ibrido è stato inaugurato il 6 maggio 2016 a Castelnuovo Val di Cecina, nella centrale Cornia 2.
La descrizione tecnica dell’impianto non è abbastanza dettagliata per permettere di valutare le sue caratteristiche per quanto riguarda l’emissione di sostanze pericolose in atmosfera. Quindi soltanto due brevi osservazioni:

- La combustione di biomassa a scopo di produzione di energia posa problemi complessi (vedi ad esempio qui). Si può parlare di “energia rinnovabile” soltanto per impianti di “seconda generazione”, dove la biomassa è costituita da materiali come residui da coltivazioni destinate all’alimentazione, da residui forestali o da scarti industriali come trucioli di legno. L’impianto di Latera invece è di “prima generazione” poiché utilizza piante coltivate per lo solo scopo energetico. Consideriamo anche che la disponibilità della biomassa nelle vicinanze di Latera è ridotta e non basta per coprire un fabbisogno di circa 50 t al giorno, ciò che crea problemi addizionali: logistici, di trasporto, d’inquinamento e di danni da diboscamento.
- Non è escluso il rischio che alla biomassa si possano aggiungere rifiuti incinerabili comportando i gravi problemi di salute pubblica ben conosciuti. Infatti, il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) - cioè il rifiuto secco trattato.


Segue la terza parte, con


4 – Nuova Latera - quali alternative?,
5 – Imprese, etica e fiducia e
6 - Conclusioni