venerdì 18 novembre 2016

Nocciole amare

 
Investire “una superficie significativa di terreni a nocciolo all’interno della regione Lazio” (si parla di 10 mila ettari) – questo è l'obiettivo ambizioso dell'accordo firmato il 13 maggio 2015 in Regione da Nicola Zingaretti con Lucio Gomiero della Ferrero Trading Luxembourg S.A. e con il presidente dell'Ismea (l'Istituto di servizi per mercato agricolo alimentare), Ezio Castiglione (delibera N° 228 del 19/05/2015).
 
 
Nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, la Regione sostiene il progetto soprattutto con fondi europei, secondo le indicazioni dell’UE per “indirizzare gli investimenti alle priorità chiave per la crescita”, ma anche nel segno della “sostenibilità ambientale”.

Buona notizia per la corilicoltura della Tuscia!

Buona notizia anche per il Lago di Bolsena nel cui comprensorio sono progettati centinaia di ettari di noccioleti?

Decisamente no, se pensiamo al Lago di Vico, il cui stato ecologico è precipitato da un livello tra “elevato e buono” negli anni ’70 a “scadente” nel 2009: “malato in coma” proprio a causa dello sfruttamento intensivo delle sue aree agricole coltivate per la maggior parte a noccioleti: “l’uso massiccio di fertilizzanti azotati, che poi, a causa delle piogge, si sono riversati nel bacino lacustre, comporta l’aumento di queste sostanze nocive nelle acque” riassume Giuseppe Nascetti, ordinario di Ecologia al Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia, che da 20 anni studia lo stato di salute del Lago di Vico (il cui  degrado è oggetto anche di una recente interrogazione parlamentare).

Colpevoli anche tecniche colturali inadatte, che sono alla base di fenomeni come quello illustrato nell’immagine, avvenuto al Lago di Vico dopo le forti piogge di settembre: nocciole, terreno e inquinanti dilavati e trasportati nel lago.

 
A parte i danni irreversibili ambientali: l’uso incontrollato di fertilizzanti e di fitofarmaci compromette la salute della popolazione, come ripetutamente illustrato da medici specializzati in effetti ambientali (per esempio durante un recente convegno a Viterbo).

Negli ultimi anni c’è da rilevare però, che attraverso gli sforzi fatti dall’amministrazione comunale di Caprarola, si è messa in atto una campagna di sensibilizzazione degli agricoltori e si è adottato un Piano di Utilizzazione Agricola (PUA) in tutta la caldera, che prevede l’utilizzo di fertilizzanti a lento rilascio e pratiche agronomiche più sostenibili. Questo potrebbe far sì che la qualità delle acque del Lago di Vico non peggiorasse ulteriormente.

Torniamo al Lago di Bolsena: per il nostro lago, con uno stato ecologico ancora accettabile ma con chiara tendenza al peggioramento, urgono misure di ripristino. Uno degli imperativi è la riduzione dell’apporto di nutrienti dall’agricoltura, con transizione a tecniche colturali sostenibili. L’aumento invece di questo apporto in seguito all’impianto massiccio di noccioleti e alla loro concimazione spinta, gli sarebbe fatale.

Questa riduzione dell’apporto di nutrienti dall’agricoltura, nel quadro di una svolta verso l’agricoltura sostenibile nel bacino del Lago, già da anni è stata chiesta anche da esponenti della Regione, si trova delineata nelle Misure di Conservazione del Piano di Gestione, ed è stata richiesta recentemente dalla Commissione Petizioni dell’UE.

Sovvenzionare l’impianto di noccioleti “nel segno della sostenibilità ambientale”, senza però dare chiara preferenza alle colture sostenibili, è incoerente.  In zone protette, in aree di grande fragilità come il Lago di Bolsena, è ancora più incomprensibile e dimostra un’insufficiente integrazione dei principi di tutela ambientale nella programmazione agricolturale. Poiché non si tratta di un semplice cambiamento d’uso del suolo agricolo, ma di un intervento che incide gravemente su tutto l’ecosistema da tutelare, ogni nuovo impianto convenzionale dovrebbe essere sottoposto a una valutazione d’incidenza.
 
Alga rossa al Lago di Vico

Il Lago non rischia soltanto l’eutrofizzazione dovuta all’apporto massiccio di nutrienti. L’aumento dell’apporto di nitrati comporterebbe anche un altro pericolo: porterebbe il rapporto Ntot / Ptot in un regime favorevole alla proliferazione dell’”alga rossa” anche nel Lago di Bolsena.

Un ulteriore danno all’ecosistema del Lago e alla salute della popolazione arrecherebbe l’uso massiccio di sostanze biocide nella nocciolicoltura convenzionale. Si spera quindi che per i nuovi impianti previsti ci sia la possibilità di avviarli ad una coltivazione biologica o ecosostenibile.

A parte l’imperativo ecologico: concretamente la cura della salute del Lago è anche un’esigenza di solidarietà e di equità per difendere gli interessi, anche economici, di tutti: della popolazione e degli vari operatori e mestieri che dipendono dal Lago, della sua fauna e flora.  

Ricordiamo, che l’eutrofizzazione delle sue acque danneggerebbe gravemente il turismo e il valore del patrimonio immobiliare: precisamente questo si è osservato per il Lago di Vico, dove l’afflusso di turisti e i prezzi delle case sono crollati in parallelo al degrado ecologico. Un ulteriore calo della qualità delle acque del nostro lago distruggerebbe anche la sua funzione come riserva di acqua potabile, minaccerebbe l’esistenza economica dei pescatori del Lago, oltre a essere inaccettabile per una zona protetta sul livello comunitario.

Per dirla con la “vox populi” (e torneremo su questo tema): “Mi sembra un'idea ottusa quella di peggiorare la qualità idrica di un'area di pesca. Da dove pensano che venga l'acqua, dalla Luna?” (commento di un certo Marco, il 26-09-2011, all’operato delle amministrazioni)


cristalli formati a partire da soluzioni di preparati di nocciola, da coltivazione non biologica e biologica