martedì 23 aprile 2013

BREVE RELAZIONE SULLE CRITICITA’ AMBIENTALI DEL LAGO DI BOLSENA


Lettera aperta dei sostenitori della petizione Salvalago
 


Esempio di sversamento di liquame

 
Al presidente della Giunta Regionale del Lazio
Nicola Zingaretti
All’Assessore all’Ambiente
Fabio Refrigeri
Al Presidente della Commissione Ambiente
Enrico Panunzi
Al Capogruppo Per il Lazio
Riccardo Valentini
 Al Consigliere
Daniele Sabatini
All’Assessore all’Ambiente della Provincia di Viterbo
Paolo Equitani
 
LA DISASTROSA SITUAZIONE DEL COLLETTORE FOGNARIO CIRCUMLACUALE DEL LAGO DI BOLSENA

L’attuale stato di collasso del collettore fognario circumlacuale è dovuto alla lunga carenza di manutenzione. Il consorzio pubblico COBALB che lo gestisce non riceve più né i contributi regionali, né parte delle entrate per i servizi resi che sono riscossi dalla TALETE. Il debito verso i fornitori ammonta a circa 1,7 milioni di euro. Per la legge Galli il COBALB dovrebbe confluire in TALETE, ma TALETE non vuole aggiungere quel debito al proprio debito e così siamo arrivati a fine corsa: il COBALB alla fine di maggio sarà costretto a cessare la propria attività per fallimento. Sulla vicenda il Funzionario dell’Assessorato all’Ambiente Arch. Maggi può fornire ampi dettagli.

 La situazione del COBALB è divenuta insostenibile: i fornitori non fanno più credito i ricambi sono esauriti, e sempre più frequentemente si verificano sversamenti di liquami nel lago, come ad esempio quello della foto nella prima pagina. Attualmente il collettore, usando tutte le pompe rimaste funzionanti, incluse quelle di soccorso, ha una portata di 400 m3/ora (salvo probabili e temuti guasti), ma fra poche settimane, durante la stagione estiva, la portata necessaria sarà di 750 m3/ora. Ammesso e non concesso che qualcuno mantenga in funzionamento il collettore, è facile immaginare dove finirà l’esubero e quali saranno gli effetti sul turismo, unica risorsa locale.

A causa delle disastrose condizioni del collettore lo stato ecologico del lago sta degradando. La concentrazione di fosforo è aumentata del 60% in cinque anni, ossia da 8 a 13 µ/l. La normativa della Comunità Europea dispone che lo stato dei laghi classificati nel 2008 “sufficiente” (come il nostro) migliori a “buono” entro il 2015, altrimenti scatteranno delle pesanti penalità. Anche sotto questo aspetto è facile immaginare come finirà.

Nell’agosto del 2011 alcune associazioni ambientaliste organizzarono la petizione SALVALAGO, che rapidamente raccolse oltre 13.000 firme, per chiedere alla Regione Lazio il finanziamento per la ristrutturazione del sistema fognario lacuale. La Regione inserì e approvò nel bilancio  2,5 milioni di euro per l’anno 2012 e altri 1,5 nel 2013. Ma poi la Giunta Polverini ha dato le dimissioni ed è finita nel modo che sappiamo.

Occorre che il finanziamento previsto in bilancio venga confermato e che venga anticipato un immediato finanziamento per tamponare la situazione di emergenza prima della stagione estiva.


ARSENICO e FLUORURI

Si da per noto che nella rete dell’acqua potabile della provincia di Viterbo, sono presenti sostanze cancerogene quali l’arsenico ed i fluoruri. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato dal 1992 di limitare il contenuto di arsenico a 10 milionesimi di grammo per litro e quello dei fluoruri a 1,5 millesimi di grammo per litro. Sono trascorsi 20 anni da queste raccomandazioni, successivamente divenute di legge, ma nella maggior parte dei comuni della Provincia di Viterbo le anzidette sostanze superano ampiamente i limiti prescritti. Oltre ai danni alla salute i cittadini di tutto il Lazio rischiano di pagare le multe comunitarie. 

Le possibili soluzioni per diluire l’acqua della rete o per usarla direttamente sono tre: l’acqua del lago di Bolsena; l’acqua di falde caratterizzate da un basso contenuto di contaminanti di origine naturale, recentemente individuate dall’Università della Tuscia nella zona dei Monti Cimini, e il trattamento chimico. Ciascuna soluzione non esclude le altre.

Il lago di Bolsena ha un contenuto di arsenico che rientra nei parametri della potabilità, ma il contenuto dei fluoruri è al limite per cui deve essere fatto un esteso campionamento per valutare la fattibilità di questa soluzione che, essendo di fondamentale importanza, deve essere definita subito.

La proposta dall’Università della Tuscia deriva dalla constatazione che il contenuto dei contaminanti di natura geologica non hanno una distribuzione omogenea nei diversi acquiferi presenti nelle formazioni vulcaniche. Pertanto occorre procedere allo studio per valutare la potenzialità e la distribuzione di queste risorse idriche sotterranee meno interessate dai contaminanti di origine naturale e stabilire un piano prelievi.

I depuratori sono costosi sia per l’acquisto che per la manutenzione, ma hanno il vantaggio di poter essere ubicati in tempi brevi in vicinanza delle zone dove occorre la diluizione evitando di costruire una complessa rete di distribuzione per raggiungere le fonti di approvvigionamento da diluire. Rappresentano comunque una soluzione temporanea.

Quanto sopra costa diecine di milioni di euro che finiranno nelle bollette dei viterbesi. Trattandosi di acqua pubblica, sarebbe equo che la tariffa dell’acqua fosse uniforme per tutto il Lazio e non calcolata a zone ATO, con conseguente vantaggio di alcuni e svantaggio di altri penalizzati dalle condizioni ambientali.

E’ inoltre essenziale che non vengano concessi permessi per lo sfruttamento geotermico con pozzi che attraversano le falde contenenti potenziali acque destinate alla rete idrica. Ciò aumenterebbe grandemente il rischio di inquinamento di arsenico e di altre sostanze indesiderate.

ASSENZA DI TRASPARENZA DELLE INFORMAZIONI AMBIENTALI RELATIVE AL LIVELLO DEL LAGO

Il livello del lago è gestito dall’ARDIS tramite la regolazione delle paratie all’incile la cui apertura determina il deflusso di acqua dal lago nell’emissario. La loro gestione è stata fino ad ora assai criticabile. Nell’autunno dello scorso anno il livello del lago è sceso al punto che il battello pubblico non poteva uscire dal porto di Bolsena, attualmente il livello è aumentato fino a danneggiare il litorale di Bolsena ed allagare i serbatoi di accumulo delle stazioni di pompaggio del collettore circumlacuale, le cui le pompe stanno girando per pompare acqua del lago nel lago, con spreco di energia elettrica, deterioramento delle pompe e probabile contaminazione di liquami.

La giustificazione dell’ARDIS è che ad una anomala siccità ha fatto seguito una pioggia eccezionale. Secondo noi la gestione delle paratie è stata inadeguata alle circostanze. La nostra Associazione, avendo partecipato alla realizzazione del Piano di Gestione del SIC-ZPS lago di Bolsena, specificamente per la parte idrologica, riteneva di avere abbastanza titolo per fare osservazioni e dare alcuni suggerimenti che avrebbero evitato quanto accaduto.

In particolare abbiamo anticipatamente contestato la programmazione del livello perché impossibile a realizzare, la mancata apertura delle paratie a novembre quando è iniziata la pioggia, l’errata quota della soglia d’incile rispetto al mare, l’errato posizionamento dell’idrometro rispetto alla soglia d’incile, la mancata tempestiva apertura delle paratie dopo le proteste dei comuni rivieraschi, la mancata risposta alla nostra richiesta di essere presenti durante una delle manovre delle paratie. Siamo stati ostentatamente ignorati, a parte una mail dilatoria, di apparente cortesia, senza alcuna delle informazioni richieste: il classico muro di gomma.

Non è questa la sede per polemizzare su come dovevano essere gestite le paratie (ma lo faremmo molto volentieri su qualificata richiesta) vorremmo invece mettere in evidenza che il danno materiale e ambientale provocato dalla errata gestione delle paratie è il risultato della mancata trasparenza e dell’insofferenza nei confronti delle associazioni di volontariato ambientalista.

Ciò è in contrasto con la convenzione di Aarhus e le leggi che ne derivano, che attribuiscono al pubblico l’accesso alle informazioni ed ai processi decisionali in materia ambientale. Il cittadino non deve restare all’oscuro delle decisioni prese dalla Dirigenza Tecnica e Amministrativa che invece deve obbligatoriamente offrire tutti gli elementi di valutazione, in particolare alle associazioni che operano per la tutela dell’ambiente.

Poiché la trasparenza è vanto della nuova Amministrazione Regionale sarebbe opportuno che fosse spiegato all’ARDIS che le leggi che riguardano il diritto di informazione ambientale devono essere osservate.

 

                                                                                                                                             18/04/2013

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