mercoledì 5 dicembre 2012

Risposta all'ARPA



Sulla nostra pagina facebook, l’ARPA Lazio ha commentato l’articolo “Lacune nei controlli ARPA sul bacino lacustre più importante della Tuscia?” del Comitato Cittadino di Bolsena (http://osservatoriodellagodibolsena.blogspot.it/2012/10/lacune-nei-controlli-arpa-sul-bacino.html):
Trasmetteremo le interrogazioni al direttore del COBALB e i sindaci di San Lorenzo, Grotte di Castro e Montefiascone. Vi informeremo degli eventuali riscontri.

Inoltre, abbiamo ricevuto un commento dell’ARPA Lazio all’articolo “Lacune nei controlli Arpa sul bacino lacustre più importante della Tuscia?” del Comitato Cittadino di Bolsena (
http://osservatoriodellagodibolsena.blogspot.it/2012/10/lacune-nei-controlli-arpa-sul-bacino.html).
Arpa ha scritto: "Ringraziamo per la segnalazione, ma riportiamo quanto già detto dal Commissario Carrubba in merito alla questione: "Dire che i nostri monitoraggi sono privi di base scientifica ed inattendibili è un pò troppo. E' mettere in discussione la professionalità dei nostri lavoratori tutti. Ed affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla. Si fanno e si garantiscono, con sacrifici, quelle che per legge si debbono fare. Certo, si potrebbe fare di più, ma magari dovremmo avere le risorse per farlo. In ogni caso ARPA LAZIO fa quel che deve fare per proteggere ambiente e cittadini. Anche di Bolsena""
Tra poco pubblicheremo una risposta e un approfondimento.”

Trasmetteremo le interrogazioni al direttore del COBALB e i sindaci di San Lorenzo, Grotte di Castro e Montefiascone. Vi informeremo degli eventuali riscontri.

Inoltre, abbiamo ricevuto un commento dell’ARPA Lazio all’articolo “Lacune nei controlli Arpa sul bacino lacustre più importante della Tuscia?” del Comitato Cittadino di Bolsena (
http://osservatoriodellagodibolsena.blogspot.it/2012/10/lacune-nei-controlli-arpa-sul-bacino.html).
Arpa ha scritto: "Ringraziamo per la segnalazione, ma riportiamo quanto già detto dal Commissario Carrubba in merito alla questione: "Dire che i nostri monitoraggi sono privi di base scientifica ed inattendibili è un pò troppo. E' mettere in discussione la professionalità dei nostri lavoratori tutti. Ed affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla. Si fanno e si garantiscono, con sacrifici, quelle che per legge si debbono fare. Certo, si potrebbe fare di più, ma magari dovremmo avere le risorse per farlo. In ogni caso ARPA LAZIO fa quel che deve fare per proteggere ambiente e cittadini. Anche di Bolsena""
Tra poco pubblicheremo una risposta e un approfondimento.Trasmetteremo le interrogazioni al direttore del COBALB e i sindaci di San Lorenzo, Grotte di Castro e Montefiascone. Vi informeremo degli eventuali riscontri.

Inoltre, abbiamo ricevuto un commento dell’ARPA Lazio all’articolo “Lacune nei controlli Arpa sul bacino lacustre più importante della Tuscia?” del Comitato Cittadino di Bolsena (
http://osservatoriodellagodibolsena.blogspot.it/2012/10/lacune-nei-controlli-arpa-sul-bacino.html).
Arpa ha scritto: "Ringraziamo per la segnalazione, ma riportiamo quanto già detto dal Commissario Carrubba in merito alla questione: "Dire che i nostri monitoraggi sono privi di base scientifica ed inattendibili è un pò troppo. E' mettere in discussione la professionalità dei nostri lavoratori tutti. Ed affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla. Si fanno e si garantiscono, con sacrifici, quelle che per legge si debbono fare. Certo, si potrebbe fare di più, ma magari dovremmo avere le risorse per farlo. In ogni caso ARPA LAZIO fa quel che deve fare per proteggere ambiente e cittadini. Anche di Bolsena""
Tra poco pubblicheremo una risposta e un approfondimen
"Ringraziamo per la segnalazione, ma riportiamo quanto già detto dal Commissario Carrubba in merito alla questione: "Dire che i nostri monitoraggi sono privi di base scientifica ed inattendibili è un pò troppo. E' mettere in discussione la professionalità dei nostri lavoratori tutti. Ed affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla. Si fanno e si garantiscono, con sacrifici, quelle che per legge si debbono fare. Certo, si potrebbe fare di più, ma magari dovremmo avere le risorse per farlo. In ogni caso ARPA LAZIO fa quel che deve fare per proteggere ambiente e cittadini. Anche di Bolsena"

Non si tratta dunque di una risposta concreta e argomentata alle critiche espresse nell’articolo del Comitato Cittadino di Bolsena (per inciso condivise durante il convegno di Montefiascone (“Il Lago di Bolsena: un ecosistema a rischio?”) dal professor Nascetti, da Rosario Mosello, Direttore dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Pallanza e dal presidente dell’associazione “Lago di Bolsena”, Piero Bruni). Invece, il Commissario Carrubba difende globalmente l’operato dei lavoratori, che, in verità, non era messo in causa: da una lettura attenta dell’articolo è evidente che si critica il lavoro di chi redige e firma il rapporto annuale, e di chi imposta e organizza il lavoro dei tecnici dipendenti (tra l’altro, lo stesso Piero Bruni ha lodato, a Montefiascone, il lavoro dei tecnici dell’ARPA Viterbo).

 
 
Citiamo l’articolo del Comitato per quanto riguarda la determinazione del SEL:

Secondo la normativa applicata nel rapporto dell’ARPA, lo stato ecologico è determinato da 4 parametri quando manifestano i valori annuali più sfavorevoli, ossia: la trasparenza, la concentrazione dell’ossigeno, la concentrazione della clorofilla "a" e la concentrazione del fosforo. Le deduzioni dell’ARPA si basano su campioni presi in aprile e in luglio, lontano dalle condizioni di “massima stratificazione” (che si verificano in dicembre) prescritte dalla normativa per la determinazione delle concentrazioni “più sfavorevoli” dell’ossigeno e del fosforo.

La conseguenza di questo errore è, che il giudizio dell’ARPA sullo stato ecologico del Lago di Bolsena (“buono”)  è privo di base scientifica e, infatti, “inattendibile”.

È in causa il giudizio globale, che – visto che mancano i dati in condizioni di “massima stratificazione” – chiaramente non sarebbe dovuto essere fatto.

Citiamo, per quanto riguarda lo stato di qualità:

Le analisi dell’ARPA per la determinazione dello stato chimico del Lago evidenziano concentrazioni di atrazina e altri prodotti fitosanitari e biocidi molto variabili con la profondità e con il tempo, in genere largamente superiori ai limiti di legge, altre volte sotto le soglie di risoluzione delle misurazioni; variazioni senza evidente trend sistematico. Il rapporto, riferendosi a queste fluttuazioni inspiegabili, costata (giustamente) la necessità di ulteriori approfondimenti.

Malgrado questi fatti, il rapporto per l’anno 2011 definisce lo stato di qualità come “buono”, dove invece, con rigore scientifico, dovrebbe costatare che nessuna affermazione è possibile per mancanza di dati rilevanti.

Anche qui è in causa il giudizio globale che non sarebbe dovuto essere fatto - visto che mancano le necessarie informazioni sia sullo stato ecologico, sia sullo stato chimico del Lago (che insieme determinano lo stato di qualità).

Per quanto riguarda i giudizi sulla balneabilità, citiamo il Comitato Cittadino:

Infine, al riguardo dello stato igienico sanitario del Lago di Bolsena, vediamo che la balneabilità risulta, sempre secondo il rapporto in questione, quasi dappertutto “eccellente”: in chiara contradizione con il fatto che da ormai tre anni il collettore circumlacuale delle acque fognarie è disastrato, che nella stagione 2011 sono stati documentati numerosi riversamenti di liquami fognari nel lago, che da anni alcune stazioni di pompaggio del collettore erano prive di pompe e versavano liquami sistematicamente in fossi o direttamente nel Lago, che interi quartieri sulle sponde del Lago sono privi di sistemi di raccolta e smaltimento di acque fognarie (p. e. Sant’Antonio a Bolsena), e che la Regione, allertata dalla raccolta firme “Salvalago”, si è resa conto della gravità della situazione e ha stanziato quasi 4 milioni di Euro per il risanamento del sistema fognario.

Com’è possibile definire eccellente la balneabilità di una spiaggia come quella di Capodimonte dove all’inizio di settembre 2011 si sono riversate, per cinque giorni, tutte le acque fognarie del Comune? La spiegazione sta nel fatto che l’ARPA fa troppo poche analisi dell’inquinamento sanitario, nel tempo e nei luoghi, per tutelare a dovere i cittadini.

Diamo ragione al Commissario quando dice che “affermare che ARPA fa troppe poche analisi di per sè non vuol dire nulla”. Se approfondiamo la questione (nell’articolo del Comitato Cittadino, per ragioni di spazio, manca l’argomentazione dettagliata), diventa chiaro di quali lacune e omissioni parla il Comitato:

1) Secondo la normativa vigente (ai sensi della Direttiva 2006/7/CE e disposizioni successive), a causa dei ripetuti riversamenti di acque fognarie, le spiagge del Lago di Bolsena sono da definire come “soggette a inquinamento di breve durata”. In questo caso, sempre secondo la normativa, per giustificare il giudizio “eccellente”, sarebbe obbligatorio che “siano adottate misure di gestione adeguate. .. per prevenire l'esposizione dei bagnanti”. e “ ... per prevenire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento ...”.

Visto l’assenza di queste misure di gestione, l’agenzia non avrebbe dovuto esprimere il suo giudizio di eccellenza e sarebbe stata tenuta, invece di fare un solo prelievo il mese, a monitorare e sorvegliare strettamente l’inquinamento sanitario.

2) Se prendiamo l’esempio di Capodimonte, un lungo tratto della spiaggia è privo di sorveglianza igienica sanitaria, là dove la normativa prevede di ridurre la distanza tra i punti di campionamento “opportunamente” nelle zone ad alta densità di balneazione.

Nell’anno 2012, a quanto risulta dalle analisi pubblicate sul sito dell’ARPA, la zona senza sorveglianza è stata estesa ancora di più – più di 2 km di spiaggia, il tratto più frequentato di tutto il Lago, con migliaia di bagnanti, senza sorveglianza sanitaria (in violazione delle disposizioni del D.lgs. 116/08 art. 9: “... Il punto di monitoraggio è fissato ... dove si prevede il maggior afflusso di bagnanti ed il rischio più elevato di inquinamento ...”)! E non si tratta di mancanza di risorse, perché sono sorvegliati molti altri punti molto meno critici.

3) Infine, l’ARPA prende campioni, una volta il mese, all’imbocco di alcuni fossi – ciò che sembrerebbe ragionevole, perché i fossi possono portare sostanze inquinanti nel Lago. Però, non procede al campionamento quando ci sarebbe il “rischio” di costatare un inquinamento, cioè dopo la pioggia quando i fossi asciutti d’estate portano acqua e sostanze inquinanti – le modalità di prelievo specificano esplicitamente che “i prelievi non dovranno essere effettuati durante e nei due giorni successivi all’ultima precipitazione atmosferica di rilievo ed all’ultima burrasca.” E la protezione dei bagnanti?
 
Anche qui è criticato il giudizio comprensivo sulla balneabilità e l'impostazione del lavoro (la scelta dei punti e della frequenza dei controlli). Secondo noi, le critiche sono giustificate.

Riassumendo, ci sembra che le critiche espresse dal Comitato Cittadino di Bolsena sono giustificate in tutti i punti. Purtroppo, è assente ogni dialogo aperto e diretto tra l’ARPA e i cittadini e gli scienziati, ogni scambio di opinione – di per se una lacuna del lavoro scientifico dell’ARPA: ci permetterebbe di conoscere eventuali punti di vista divergenti dell’ARPA, discuterli e anche riconoscere meglio errori nostri. Ricordiamo che, secondo le parole del Direttore dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pallanza, Rosario Mosello, il suo istituto (uno dei più rinomati in Italia) intrattiene uno scambio continuo d’informazioni con altri istituti e con le università – un esempio per tutti.

giovedì 22 novembre 2012

Bilancio

Tre settimane dopo il convegno di Montefiascone, una settimana dopo il diluvio, un bilancio sullo stato del Lago:

I fondi stanziati in urgenza per interventi tampone sul sistema fognario circumlacuale – poco meno di 200 mila Euro – sono esauriti dopo avere permesso una balneabilità accettabile durante l’estate.  Il grosso della somma stanziata dopo il successo della petizione Salvalago - più di due milioni di Euro per il 2012 –, che doveva garantire il ripristino definitivo del collettore e dei depuratori, non sarà disponibile quest’anno. Lo stanziamento è legato alla dimissione di beni della Regione, e slitterà, a causa del dissesto politico della Regione, probabilmente al 2013. Ciò è stato comunicato a due rappresentanti della petizione Salvalago dall’architetto Giorgio Maggi, dirigente regionale del settore Acque, durante un incontro a Roma.

 Dettaglio positivo: l’incarico per preparare la gara di appalto concernente l’elaborazione del progetto esecutivo del ripristino è già stato dato all’Ing. Treta. La gara potrebbe concludersi prima della disponibilità del finanziamento.

Intanto continua il degrado globale delle strutture del sistema. Anche se nella settimana scorsa la stazione 12 (che era rimasta senza pompa per più di un mese, con versamento nel Lago di una grande parte dei liquami convogliati dalle località a monte), situata sul Lungolago di Montefiascone (vicino alla Carrozza d’Oro), è rientrata in funzione, i Comuni di San Lorenzo (da più di un anno perché la stazione è priva di pompa) e di Grotte di Castro (da qualche giorno causa ostruzione delle tubazioni) scaricano i loro liquami nel Lago. La stazione 10 (Montefiascone) funziona a intermittenza. Due settimane fa, la stazione delle Fontane (Valentano) ha versato (causa ostruzione) tutti i liquami del comune nel Fosso Spinetto che sfocia nel Lago vicino al Monte Bisenzio. Non ci sono fondi per la manutenzione regolare.

Le forti piogge di una settimana fa hanno causato il versamento per “troppo pieno” di molte stazioni nel Lago, in particolare su tutto il Lungolago di Capodimonte, rivelando un altro punto nevralgico del sistema – la mancanza della separazione di acque bianche e acque nere, che tutte e due finiscono nel collettore e lo sovraccaricano.
erosione

I due depuratori non funzionano. Quello di Valentano è stato riparato, manca ancora un intervento su alcuni ingranaggi rimasti bloccati dal lungo periodo d’inattività. Il depuratore di Marta è in uno stato di completo abbandono: quindi, i liquami del comprensorio, se non vanno direttamente nel Lago, finiscono nei fiumi Marta e Olpeta.

Due complessi di problemi che minacciano il Lago sono stati rilevati durante il convegno a Montefiascone: le carenze del sistema fognario, e la gestione non sostenibile del territorio. Le precipitazioni torrenziali recenti hanno reso evidente anche questo secondo complesso. Tecniche agricolturali inadatte e gestione urbanistica spensierata hanno provocato fenomeni di erosione generalizzati e sovraccarico dei fossi. Conseguenze: apporto massiccio di fertilizzanti e sostanze biocide alle acque del Lago, cui si aggiunge il carico di liquami fognari depositati in precedenza nei fossi.

Durante il convegno di Montefiascone gli amministratori hanno espresso chiaramente la necessità di andare oltre una gestione esclusivamente “estiva” delle problematiche del Lago, di dare ascolto ai moniti degli scienziati e di salvaguardare il Lago “a 360 gradi”. Belle parole, ma aspettiamo fatti e un impegno serio. Lo stesso impegno ci auguriamo dai cittadini, il cui dovere è informarsi, trasmettere le informazioni alle amministrazioni, interrogarle sul loro operato, proporre soluzioni e giudicarle secondo i risultati realizzati.

penisola nel lago formata dopo erosione nei campi
 

venerdì 9 novembre 2012

Tre articoli


Trasmettiamo tre articoli apparsi negli ultimi giorni, che prendono spunto dal convegno di Montefiascone. Il primo, l’intervista a Piero Bruni, è interessante perché mette da parte la sua proverbiale prudenza nei confronti delle istituzioni e dà voce alla sua delusione e frustrazione davanti alla loro irresponsabilità e arroganza. Nascetti, anche lui, amareggiato dopo una vita di tentativi inutili per difendere l’ambiente. Dottarelli, con un riassunto intelligente del convegno e una proposta interessante.

Corriere di Viterbo del 1/11/2012:

Piero Bruni polemizza sull’assenza degli amministratori comunali all’incontro che si è svolto alla Rocca

I sindaci del comprensorio snobbano la conferenza sul lago

Sulla conferenza sullo stato di salute del lago di Bolsena che si è svolta nei giorni scorsi alla Rocca dei papi, interviene il presidente dell’associazione Lago di Bolsena Piero Bruni.
Com’è andata la conferenza?
“In parte bene e in parte male. E’ andata bene per quanto riguarda la presenza di pubblico e la qualità delle presentazioni, è andata male nel senso che le istituzioni, in particolare i sindaci, erano assenti, salvo quello di Montefiascone che ospitava la manifestazione. E’ stata una conferenza con un pubblico attento è consapevole che in materia di tutela dal lago che finirà per essere più competente dei propri amministratori. Trovo demotivante questo disinteresse da parte di chi ha il potere di agire, disinteresse offensivo nei confronti di chi mette tanto impegno senza alcun compenso, anzi rimettendoci di tasca propria”.

Per quali ragioni l’Arpa è stata criticata?
“Il tema è delicato, l’Arpa è stata criticata per errori fatti nella valutazione dello stato ecologico del lago. Sarebbe stato più giusto fare dei distinguo. IL problema non sta nei tecnici, ma nella direzione che rifiuta ogni scambio di opinioni con il mondo scientifico. L’Arpa si è chiusa in un bunker segreto. Per avere i loro dati, istituzionalmente dovuti a chi ne fa richiesta, ho scritto sette lettere, di cui tre raccomandate, tutte rimaste senza risposta. Ho finalmente ottenuto i dati rivolgendomi al ministero dell’Ambiente.

Si dice che il parere dell’Arpa è legge, a chi si puo’ ricorrere in caso di contestazione?
“Non so, forse alla comunità europea, ma per amor di patria preferirei evitare che la contestazione esca dalla Regione Lazio”.

E’ allora?
“Vorrei instaurare un buon rapporto con l’Arpa, e sono certo che questo sarebbe possibile se la direzione decidesse di affidare ai tecnici di Viterbo i monitoraggi del lago di Bolsena con ampia autonomia decisionale e facoltà di scambiare opinioni con il mondo esterno. Stimo molto i tecnici di Viterbo che sono competenti, dedicati e aperti. Se questo scambio di informazioni fosse stato fatto non vi sarebbero stati ne errori ne contestazioni. Mi scuso con loro se si sono sentiti coinvolti da critiche che non meritano”.


TusciaWeb del 4/11/2012 (http://www.tusciaweb.eu/2012/11/la-minaccia-dellalga-rossa-sul-lago-di-bolsena/)

La minaccia dell’alga rossa sul lago di Bolsena

L’allarme lo aveva lanciato 15 anni fa per il lago di Vico, ma nessuno lo aveva ascoltato. Ora il professor Giuseppe Nascetti cerca di fare altrettanto per il lago di Bolsena, sperando, questa volta, che qualcuno lo ascolti e che soprattutto intervenga.
Giuseppe Nascetti, prorettore dell’università della Tuscia, ecologo, professore ordinario di Ecologia, torna a parlare di alga rossa.
Un campanello d’allarme, il suo, che questa volta, alla luce di quanto accaduto al lago di Vico, suona come un vero e proprio presagio.
“L’alga rossa ancora non c’è – spiega il professor Nascetti – ma il lago di Bolsena sta prendendo la stessa strada del lago di Vico.  Abbiamo già vissuto queste cose. Non possiamo permettere che accada di nuovo. Soprattutto perché questa volta riguarda un lago con un bacino ben più grande.
Mentre il lago di Vico – spiega Nascetti – ha un ricambio di acqua ogni 20 o 30 anni, quello di Bolsena necessita di circa 580 anni. Quindi se a Bolsena arriva l’alga rossa, ce la teniamo per sempre”.

I dati scientifici arrivano direttamente dal Cnr di Pallanza e dall’ingegner Piero Bruni. Secondo le rilevazioni, il lago di Bolsena sta andando incontro a un processo di eutrofizzazione.
“E’ lo stesso trend del lago di Vico, solo più lento – aggiunge il professore -. Il livello di fosforo nelle acque del lago di Bolsena è ancora al di sotto della soglia minima, ma se raggiunge il fattore limitante, cioè il minimo indispensabile, e aumenta anche l’azoto, fiorisce l’alga rossa. E’ matematico. Automatico”.

Quali sono i pericoli per la salute dell’uomo?
 “L’alga rossa produce cianotossine, cioè delle tossine cancerogene”.

Quali sono i comportamenti dell’uomo che concorrono alla fioritura dell’alga rossa?
 “Le cause principali – dice il professore – sono gli scarichi urbani e l’uso sconsiderato dei fertilizzati in agricoltura. Il modello di sviluppo che stiamo portando avanti è quello di produrre sempre di più. E non è più sostenibile già da molto tempo. I nostri studi devono poter avviare verso una nuova sensibilità, verso una nuova gestione comune del territorio, in cui politici, amministratori e in questo caso anche agricoltori si assumono le loro responsabilità”.

Quali sono gli interventi concreti da realizzare?
 “Per il lago di Vico – spiega Nascetti – è necessario coordinare tutta l’attività agricola e avviarla con nuovi regimi, attraverso l’agricoltura biologica. Con gli attuali ritmi si arriverà al disastro. Per il lago di Bolsena invece bisogna concentrare l’attenzione sugli scarichi urbani. Ci sono tre o quattro paesi senza collettore. In più ci sono i campeggi e altre strutture ricettive. Come primo passo bisognerebbe dotarsi di un depuratore.
Insomma, non deve più arrivare fosforo al lago. In ballo, oltre al degrado ambientale, ci sono anche centinaia e centinaia di posti di lavoro legati al settore turistico, che sarebbe il primo a farne le spese se il lago venisse invaso dall’alga rossa”.

Il suo è un appello alla politica?
 “La politica – conclude il professore – deve decidere se il salvataggio del lago di Bolsena è una priorità oppure no. Ce lo dicano. Ma si deve sapere che qualcuno aveva avvertito dei rischi, proprio come 15 anni fa, quando nessuno ascoltò. Lo dico con grande rammarico.

Solo noi abbiamo laghi vulcanici in tutta l’Eurasia. E’ un patrimonio geologico unico”.
 

Provincia - La proposta di Luciano Dottarelli (Club Unesco) (http://www.tusciaweb.eu/2012/11/candidiamo-il-lago-di-bolsena-a-riserva-della-biosfera/)

 “Candidiamo il lago di Bolsena a riserva della biosfera”

Riceviamo e pubblichiamo - Il recente convegno tenutosi a Montefiascone per fare il punto sullo stato di salute del Lago di Bolsena ha avuto il merito indubbio di richiamare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della salvaguardia del bacino lacuale e di farlo con dati inoppugnabili, ormai consolidati e condivisi dalla comunità scientifica.

Giuseppe Nascetti fa bene adesso a compiere i passi conseguenti: ricavarne uno scenario di fondata preoccupazione per il prossimo futuro e stimolare i decisori politici ad assumersi fino in fondo le loro responsabilità.

Le misure necessarie ad arrestare la tendenza al progressivo degrado di questo delicato ecosistema sono state individuate da tempo e – soprattutto per l’attività encomiabile di Piero Bruni e dell’Associazione Lago di Bolsena – sono diventate una piattaforma di rivendicazione territoriale condivisa dalle istituzioni locali e dai vari portatori d’interesse.

Garantire una perfetta funzionalità degli impianti di depurazione esistenti, programmare a medio termine il completamento del collettore circumlacuale, promuovere interventi volti alla riduzione degli apporti nutrienti dovuti all’agricoltura, gestire con maggiore efficacia il bilancio idrico del lago (prelievi, deflusso): sono queste le priorità che gli amministratori da tempo sanno di dover mettere in agenda se vogliono evitare il collasso ambientale del lago.

Per raggiungere questi risultati occorrono però due condizioni fondamentali.

La prima dipende esclusivamente dalla lungimiranza e dalla determinazione delle popolazioni locali e delle amministrazioni che ne sono espressione politica. Consiste nella maturazione di un approccio convintamente integrato ai problemi del lago e nel conseguente avvio di forme di gestione realmente unitaria dell’area.

 La seconda condizione, che tende a presentarsi non del tutto a ragione come quella fondamentale, è la disponibilità di ingenti risorse, che non è certamente pensabile possano essere assicurate dai magri bilanci degli enti locali.

Condizioni analoghe a queste si sono verificate quando negli anni ’80 fu costituito il Consorzio del Bacino del Lago di Bolsena e con fondi FIO venne finanziata la realizzazione del collettore circumlacuale, l’unico vero intervento infrastrutturale realizzato sul territorio, che ha avuto un’importanza fondamentale per la tutela e la valorizzazione turistica ed economica dell’area.

 Oggi ci si rende conto agevolmente che le risorse necessarie agli interventi infrastrutturali di completamento possono venire soltanto dall’Unione Europea, ma non basta certo ripetere questa convinzione come un mantra.

L’accesso alle risorse comunitarie, mediate con efficacia attraverso i livelli regionali e nazionali, richiede però un passo avanti nel grado di consapevolezza della qualità e della fragilità dell’area e nel livello di integrazione della sua governance, come premesse per conseguire un maggior riconoscimento e prestigio internazionale.

Per ottenere questi risultati possono essere di straordinario aiuto le qualificazioni internazionali ottenute in base alle liste del patrimonio o ad altri programmi dell’Unesco.

In particolare, nel caso del lago di Bolsena, ritengo si debba valutare l’opportunità di una sua candidatura come Riserva della Biosfera in base al Programma Mab (Man and Biosphere).

Il programma riguarda aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, con il pieno coinvolgimento delle comunità locali. Scopo del programma è promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale.

La qualificazione Unesco non introduce nuovi vincoli (restano quelli già previsti dalle leggi vigenti, esercitati dalle Autorità competenti) ma può costituire uno strumento utile per ottenere visibilità e riconoscimento internazionale, elementi che favoriscono l’accesso ai fondi europei.

Luciano Dottarelli

 Comitato promotore del Club Unesco Viterbo Tuscia.

domenica 4 novembre 2012

Diserbanti sulla riva del Lago

Un lettore ci segnala un abuso ambientale a Capodimonte – il diserbo di un appezzamento di terreno, in località Cava nelle immediate adiacenze del Lago. Oltre al terreno in prossimità del declivio, il diserbo è stato dato (sembrerebbe di notte) sulla riva seccando le canne e minacciando i grandi pioppi. Questo intervento è nocivo per l’ecosistema del Lago in più punti:


- danneggia la vegetazione ripariale che compie un’importante funzione tampone e fitodepuratrice. Per questa ragione, le Misure di Conservazione del Piano di Gestione della ZPS/SIC Lago di Bolsena propongono il ripristino e la tutela della vegetazione ripariale; notiamo che il Decreto ministeriale n. 27417 del 22 dicembre 2011 rende obbligatorio l’impianto e la tutela di fasce tampone di vegetazione (di larghezza di almeno 5 metri) lungo corsi d’acqua;


- le sostanze biocide, che di solito hanno una permanenza biologica nell’ambiente molto lunga, inevitabilmente finiscono nelle acque del Lago inquinandole direttamente.


Paradossalmente, sembra che non esista un regolamento a proposito dell’utilizzo di diserbanti in vicinanza del Lago. Abbiamo trasmesso la segnalazione al Comune di Capodimonte e alla Polizia Provinciale, e siamo in attesa dei loro riscontri.
 

sabato 27 ottobre 2012

Lacune nei controlli Arpa sul bacino lacustre più importante della Tuscia?

L'ultima edizione del RadioGiornale di Montefiascone è ricca e interessante. Tra l'altro, contiene un articolo intitolato "Lacune nei controlli Arpa sul bacino lacustre più importante della Tuscia?", redatto dal Comitato Cittadino di Bolsena, che riproduciamo nella sua forma integrale:

ARPA – agenzia per la protezione dell’ambiente?
 
All’occasione dell’incontro “Recupero e Valorizzazione del Lago di Bolsena”, il 20 settembre scorso a Marta, il professor Nascetti, professore ordinario di Ecologia dell'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, ha dichiarato, senza mezze parole, che le analisi dell’ARPA Lazio per quanto riguarda la determinazione dello stato ecologico (SEL) del Lago di Bolsena, non sono attendibili.

Un giudizio che stupisce poiché “la parola dell’ARPA è legge” (come ricordò il Sindaco di Marta durante lo stesso incontro), il suo verdetto è ultimo è irrevocabile: all’importanza singolare di questa posizione dovrebbe corrispondere un senso di responsabilità altrettanto alto.

Però, dopo la lettura del Rapporto Tecnico 2011 dell’ARPA Lazio “Qualità delle acque del Bacino del fiume Marta” e dopo un confronto con le analisi date dalle associazioni “Lago di Bolsena” e “La Porticella” nei loro rispettivi rapporti annuali, siamo inclini a dare ragione a Nascetti: gravi errori e omissioni caratterizzano la determinazione dall’ARPA dello stato ecologico, ma anche dello stato chimico (che insieme al SEL definisce lo “stato di qualità”) e dello stato igienico sanitario del Lago.

Secondo la normativa applicata nel rapporto dell’ARPA, lo stato ecologico è determinato da 4 parametri quando manifestano i valori annuali più sfavorevoli, ossia: la trasparenza, la concentrazione dell’ossigeno, la concentrazione della clorofilla "a" e la concentrazione del fosforo. Le deduzioni dell’ARPA si basano su campioni presi in aprile e in luglio, lontano dalle condizioni di “massima stratificazione” (che si verificano in dicembre) prescritte dalla normativa per la determinazione delle concentrazioni “più sfavorevoli” dell’ossigeno e del fosforo.

La conseguenza di questo errore è, che il giudizio dell’ARPA sullo stato ecologico del Lago di Bolsena (“buono”)  è privo di base scientifica e, infatti, “inattendibile”.

Le analisi dell’ARPA per la determinazione dello stato chimico del Lago evidenziano concentrazioni di atrazina e altri prodotti fitosanitari e biocidi molto variabili con la profondità e con il tempo, in genere largamente superiori ai limiti di legge, altre volte sotto le soglie di risoluzione delle misurazioni; variazioni senza evidente trend sistematico. Il rapporto, riferendosi a queste fluttuazioni inspiegabili, costata (giustamente) la necessità di ulteriori approfondimenti.

Malgrado questi fatti, il rapporto per l’anno 2011 definisce lo stato di qualità come “buono”, dove invece, con rigore scientifico, dovrebbe costatare che nessuna affermazione è possibile per mancanza di dati rilevanti.

Infine, al riguardo dello stato igienico sanitario del Lago di Bolsena, vediamo che la balneabilità risulta, sempre secondo il rapporto in questione, quasi dappertutto “eccellente”: in chiara contradizione con il fatto che da ormai tre anni il collettore circumlacuale delle acque fognarie è disastrato, che nella stagione 2011 sono stati documentati numerosi riversamenti di liquami fognari nel lago, che da anni alcune stazioni di pompaggio del collettore erano prive di pompe e versavano liquami sistematicamente in fossi o direttamente nel Lago, che interi quartieri sulle sponde del Lago sono privi di sistemi di raccolta e smaltimento di acque fognarie (p. e. Sant’Antonio a Bolsena), e che la Regione, allertata dalla raccolta firme “Salvalago”, si è resa conto della gravità della situazione e ha stanziato quasi 4 milioni di Euro per il risanamento del sistema fognario.

Com’è possibile definire eccellente la balneabilità di una spiaggia come quella di Capodimonte dove all’inizio di settembre 2011 si sono riversate, per cinque giorni, tutte le acque fognarie del Comune? La spiegazione sta nel fatto che l’ARPA fa troppo poche analisi dell’inquinamento sanitario, nel tempo e nei luoghi, per tutelare a dovere i cittadini.

Nel caso del Lago di Bolsena, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale non protegge né l’ambiente né il cittadino. Chi li protegge?

Comitato Cittadino di Bolsena

  

domenica 21 ottobre 2012

Salvalago - un anno dopo: comunicato stampa



 

Ricorrenza della petizione “SALVALAGO” un anno dopo

Giusto un anno fa, il 18 ottobre 2011, a Palazzo Gentili di Viterbo, 18 associazioni ambientaliste organizzatrici della petizione “salvalago” hanno presentato al Presidente della Provincia Marcello Meroi e all’Assessore all’Ambiente Paolo Equitani, in presenza di folto pubblico, una scatola contenente le schede firmate da quasi 14 mila cittadini che chiedevano alla Regione Lazio il risanamento del disastrato sistema fognario del lago di Bolsena.
scia fognaria sulla spiaggia di Capodimonte, estate 2011
 

Grazie all’efficace azione congiunta delle Amministrazioni locali e degli Ambientalisti, la Regione Lazio ha inserito nel bilancio 2012 uno stanziamento di 2,5 milioni di euro e in quello del 2013 altri 1,5 milioni. Una prima tranche di 190 mila Euro è stata appaltata d’urgenza evitando il crollo del sistema fognario  durante l’estate 2012.

Ci illudevamo che nel corso dell’autunno venissero iniziati i lavori previsti dal bilancio 2012 e invece non si parla nemmeno di indire le relative gare d’appalto. Sulla vicenda grava un pesante silenzio, malgrado fosse stata promessa la massima trasparenza. Ci chiediamo ora se i milioni stanziati in bilancio sono veri e spendibili o soltanto vagamente promessi. 

Su questo tema corrono voci preoccupanti, aggravate dalle dimissioni del Governatore della Regione Lazio e dal ritiro della delega all’Assessore regionale all’Ambiente, per cui potrebbe mancare una controparte responsabile fino alla composizione della nuova giunta, la cui elezione è prevista a febbraio. Se dovessimo attendere così tanto tempo la stagione 2013 sarebbe sicuramente compromessa. Inoltre subiremo pesanti multe della UE per le mancate migliorie della salute del lago, richieste entro il 2015.

Per avere qualificati aggiornamenti abbiamo chiesto un incontro con il Dirigente regionale del Servizio Acque Arch. Giorgio Maggi dal quale attendiamo una cortese risposta. Dopo l’incontro avremo cura di trasmettere alla cittadinanza quanto ci è stato comunicato.

Piero Bruni dell’Associazione Lago di Bolsena, in qualità di capofila delle 18 Associazioni che hanno organizzato la petizione SALVALAGO

 

   

 

 

 

giovedì 18 ottobre 2012

Impatto della navigazione sull’ecosistema del Lago


Rispondiamo alla domanda di una lettrice:

“vorrei conoscere quali siano i motivi ecologici che spingono verso un divieto delle barche a motore a combustione. In attesa di leggere vostre eventuali delucidazioni, saluto cordialmente, Maria Tellik”

(nella risposta ci appoggiamo in parte sul “Rapporto sullo stato di salute del Lago di Bolsena” dell’associazione La Porticella)

Il Lago di Bolsena è l’unico lago di dimensioni medio-grandi dell’Italia centrale dove è ammessa la navigazione da diporto con motori a combustione. In molti laghi nel mondo l’uso di motori a combustione è vietato o fortemente disciplinato.

La navigazione ha un’indubbia impronta negativa sull’ecosistema del Lago - causa direttamente inquinamento e deteriora l’ecosistema in altri modi. Invece è assente l’effetto benefico delle eliche (vedi “La favola dell’ossigenazione”).

- per un motoscafo con motore a combustione, fino al 30% del carburante consumato è rilasciato nell’acqua. Questo inquinamento è legato alla qualità e lo stato tecnico dei motori che attualmente non sono sottomessi a controlli. Non disponiamo di misurazioni affidabili dell’inquinamento da idrocarburi e da certi additivi al carburante, tossici e cancerogeni (certi idrocarburi poliaromatici, MTBE ...), e neanche della concentrazione di sostanze rilasciate da vernici protettive antivegetative delle barche.

- per quanto riguarda l’inquinamento da fosforo, sappiamo che a ogni passaggio di un motoscafo in acque basse (fin a circa 6 metri), una parte del fosforo assorbito da sedimenti fini depositati sul fondo viene, a causa del rimescolamento del fondo, rimesso in sospensione, per essere facilmente disponibile come nutriente. Più potente il mezzo, più efficace il rimescolamento.

- le numerose barche turistiche inquinano tramite scarichi fognari abusivi o accidentali, soprattutto le barche cabinate - una parte consistente di loro scarica le acque nere, spesso arricchite di prodotti chimici, direttamente o dai serbatoi “a mare”; d’altronde mancano nei porti le strutture per smaltire i liquami accumulati nei serbatoi. Si stima che così, in giornate di forte afflusso, qualche centinaio di turisti fa i loro bisogni nel Lago.

- le aree di sosta delle barche sono fonte di forte inquinamento (sversamento di carburante, di varie sostanze durante lavori di manutenzione, di liquami) che irradiano sulle zone limitrofe e su tutto il Lago.

- le barche a motore a combustione causano un notevole inquinamento acustico.

- le barche a motore facilitano l’accesso a zone protette dalla riva, con un degrado conseguente di flora e fauna. Già il loro passaggio vicino a nidi, tane, e in generale a habitat protetti, porta al degrado della fauna.

È difficile quantificare questi effetti. Le barche sono probabilmente la terza causa d’inquinamento diretto, dopo scarichi fognari e l’inquinamento causato dall’agricoltura, e la terza causa di deterioramento dell’ecosistema, dopo la cementificazione (“urbanizzazione”) e gli interventi dell’agricoltura convenzionale.

Alcuni dei punti elencati sono già oggetto di regolamenti e divieti in vigore – l’osservazione di queste regole però non è assicurata, perché mancano i mezzi per un controllo efficace e continuo.

Per limitare l’impatto ambientale globalmente negativo delle barche a motore, le Misure di Gestione del Piano di Gestione della ZPS Lago di Bolsena propongono, come misura immediata, la limitazione del numero delle barche (oggi in principio illimitato) a meno di mille in tutto il Lago, e della potenza dei motori a meno di 40 cavalli - nel 2010, solo a Capodimonte erano posteggiate più di 400 barche a motore (delle quali più di 100 in posti abusivi), con una potenza media di quasi 100 cavalli.

L’ecosistema del Lago non può assorbire uno stress ambientale sempre crescente, senza limiti.

Bisognerebbe confinare le barche a motore ai posteggi regolamentari, omologati e sorvegliati da personale abilitato. Questi posteggi devono essere corredati di strutture per accogliere le acque nere dalle barche, oli usati e carburante, che devono essere avviati al loro smaltimento corretto. Il personale deve sorvegliare l’utilizzo di questi impianti, e sorvegliare ed eliminare possibili inquinamenti nei porti. Da sopprimere i posteggi “selvaggi” diffusi, e da introdurre e far rispettare una distanza di sicurezza dagli habitat sensibili. Da favorire l’introduzione di motori elettrici, ad esempio per i noleggi di barche.

Nella prospettiva, le barche turistiche con motori a combustione non hanno più posto nel Lago. È da favorire un turismo rispettoso dell’ambiente e interessato nella flora e fauna ricostituita del lago, con escursioni guidate negli habitat delle specie autoctone da punti d’osservazione definiti. Non solo l’ambiente beneficerebbe di questo cambiamento – la transizione a un turismo più “verde” promette nuove prospettive economiche per il Lago: fatto avverato per molti laghi in Europa, per esempio i laghi prealpini in Baviera.

sabato 29 settembre 2012

Geotermia – ritorna l’incubo?


Negli ultimi anni c’è stata una “esplosione di richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche” (Unione Geotermica Italiana, novembre 2011) in Italia, favorita dall’incentivazione (i “certificati verdi”) e nuove disposizioni legislative (D. lgs. n. 22 11/2/2010). Una parte consistente di queste richieste riguarda il Lazio (34 richieste per una superficie totale di 3200 km²) e in particolare la zona del Lago di Bolsena: i Comuni di Grotte di Castro, San Lorenzo, Gradoli, Valentano, Canino, Cellere, Arlena di Castro, Capodimonte, Marta, Montefiascone, Viterbo, Bagnoregio, Celleno, Bolsena, Castel Giorgio, Torre Alfina... Attori sono varie società: Enel Green Power, Sorgenia, ERG Renew, Repower, Power Field, Geotermica, Tombelle e altre. A Celleno è stato rilasciato un permesso di ricerca geotermica in favore della Geoenergy S.r.l. in una vasta area che tocca i comuni di Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Graffignano, Celleno, Montefiascone e Viterbo. Il progetto prevede nella fase successiva la perforazione di un pozzo “Celleno 1” (3000 m di profondità) in località Salcione. Il permesso rilasciato a Grotte di Castro riguarda i Comuni di Grotte, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Gradoli, Onano, Acquapendente e Orvieto e prevede la perforazione di due pozzi esplorative / di produzione.

Lo sfruttamento delle risorse geotermiche spesso ha un grave impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione, come ci insegna il passato (centrale di Latera) e il presente nella zona dell’Amiata (vedi SOS Geotermia, coordinamento dei movimenti per l'Amiata).
Invitiamo i cittadini a vigilare sulle attività dei Comuni e delle società.

Riproduciamo qui sotto un articolo apparso su “Lo Jonco”, il bollettino dell’associazione La Porticella, in agosto 2012.

 Geotermia – ritorna l’incubo?

Ci risulta che in occasione delle Conferenze di Servizi presso la Regione Lazio sono stati autorizzati studi per lo sfruttamento dell’energia geotermica nelle immediate adiacenze del lago di Bolsena. Sono passati dieci anni dalla brutta esperienza della centrale geotermica di Latera e molti cittadini ricordano ancora il puzzo di uova marce che da Latera arrivava a Marta, Montefiascone e Bolsena. Questa volta però si tratta di una nuova tecnologia “inodore” che sfrutterebbe solo il calore della falda geotermica senza l’emissione di gas in atmosfera. Permane però il pericolo più subdolo e temibile che è l’inquinamento della falda acquifera superficiale. Come noto il lago è la parte affiorante di un grande acquifero che si estende nel territorio che lo circonda e dal quale attingono i pozzi di acqua potabile, la cui produzione è compensata dalle piogge. Sotto la falda acquifera, si trova uno strato di terreni sostanzialmente impermeabili dello spessore di oltre 1000 metri e sotto ancora una falda contenente acqua caldissima. Questa, che per semplicità possiamo chiamare falda geotermica, contiene inquinanti pericolosi quali arsenico, anidride solforosa, anidride carbonica e altro. Per ottenere energia elettrica con la nuova tecnologia s’invierebbe l’acqua della falda geotermica, fornita dai pozzi di produzione, a degli scambiatori di calore in cui un fluido a circuito chiuso azionerebbe le turbine elettriche. L’acqua geotermica, raffreddata attraversando lo scambiatore verrebbe quindi re-iniettata integralmente nella falda geotermica attraverso dei pozzi ubicati a qualche chilometro di distanza, senza emissione di gas maleodoranti. Il problema nasce dal fatto che lo strato di terreni che separa le due falde acquifere non è del tutto impermeabile perché la tettonica dell’Era terziaria e le trascorse attività vulcaniche vi hanno provocato innumerevoli fratture, difficilmente individuabili, che potenzialmente consentono flussi di acqua ascendenti e discendenti. Attualmente, malgrado le fratture, non vi è scambio di fluido fra le due falde perché nel corso di tempi geologici le pressioni si sono equilibrate. Ma l’equilibrio verrebbe turbato dai pozzi geotermici. Infatti, la nuova tecnologia proposta provoca (come la vecchia) due criticità: i pozzi di estrazione creano una zona di depressione nella falda geotermica che potrebbe richiamare acqua in senso discendente dalla falda potabile; i pozzi di re-iniezione creano una zona di sovra-pressione che potrebbe causare un flusso ascendente nella falda potabile di acqua geotermica inquinandola con arsenico, e quant’altro. I rischi di contaminazione del lago e dell’acqua potabile rimangono altissimi. Fare degli studi non fa male a nessuno, ma vogliamo ricordare che siamo in un Sito d’Interesse Comunitario: ci auguriamo che prima di autorizzare trivellazioni venga fatta un’attenta valutazione di incidenza e di opportunità.

Piero Bruni

 

lunedì 24 settembre 2012

La favola dell’ossigenazione


“Le barche a motore fanno bene al Lago, perché ossigenano l’acqua”.
È duro a morire questo giudizio perentorio, avanzato anche recentemente in più occasioni dal Sindaco di Marta, (p. e. nell’ultima edizione del RadioGiornale), come argomento per giustificare la presenza di barche con motori a combustione nel Lago di Bolsena.
Il movimento potente delle eliche apporterebbe, secondo molti, ossigeno all’acqua migliorando la sua qualità.
La turbolenza creata dalle eliche dei motori mischia senza dubbio l’acqua superficiale con l’aria – la prova ne sono le bolle e la schiuma nella scia delle barche. È altrettanto chiaro, però, che questo fatto non aumenta la concentrazione di ossigeno nell’acqua: perché questa corrisponde già alla concentrazione massima d’equilibrio in uno strato di più di 10 m di spessore (la cui formazione è dovuta a processi naturali come diffusione, convezione e trasporto di massa causato da vento e precipitazioni).
Importante e salutare per il Lago è l’ossigenazione dei fondali estesi e profondi che avviene, in condizioni propizie, grazie soprattutto ai venti freddi e intensi d’inverno. L’effetto delle turbolenze superficiali causate dai motoscafi su questa ossigenazione vitale è del tutto trascurabile.
Esiste un effetto delle eliche sulla salute del Lago, però purtroppo negativo: in acque basse, il movimento turbolento indotto riporta in sospensione il deposito fondale, tra cui particelle ricche di fosforo e nitrogeno. Ciò favorisce la crescita dei microorganismi e può provocare, come osservato in alcuni laghi, una vistosa fioritura di alghe nei canali di passaggio delle barche.
Vorremmo aggiungere che esistono laghi che stanno benissimo anche dopo un divieto, motivato da considerazioni ecologiche, dei motori a combustione – il Lago di Bracciano, i laghi nel sud della Baviera e tanti altri in tutto il Mondo …

domenica 16 settembre 2012

World Carp Classic 2012


L’evento “World Carp Classic 2012” che si è svolto al Lago di Bolsena nei primi giorni di settembre, ha provocato commenti, critiche e polemiche. Tentiamo di chiarire alcuni punti circa gli eventuali danni provocati dal carp-fishing.

Il carp-fishing è una delle tante attività che possono, in certe circostanze, creare problemi al lago, soprattutto per 4 ragioni;

1) inquinamento del lago (aumento della trofia) a seguito di una massiccia pasturazione (lancio di esche per attirare i pesci e per abituarli al luogo di cattura) con numerosi materiali (preparati di cereali e legumi (tra cui i “tiger-nuts”));

2) con questa pesca si favorisce la presenza di specie alloctone:

- di diverse specie di carpe esotiche, una delle quali (Amur o carpa erbivora) è particolarmente pericolosa perché letteralmente "divora" le piante acquatiche - nel Lago Albano sembra abbia devastato tutti i popolamenti esistenti, distruggendo quindi un habitat importantissimo per l'intero ecosistema lacustre;

- di certe piante acquatiche infestanti, p. e. lo zigolo dolce (chufa, “tiger-nut”). In più, esche di chufa preparate male sono dannose per i pesci.

3) la realizzazione delle "piazzole" per il carp-fishing ha comportato in diverse occasioni il taglio del canneto già troppo danneggiato.

4) la presenza costante in acqua di pescatori è comunque fonte di disturbo per la fauna selvatica. Un disturbo in più che fino a qualche anno fa non c'era (cui si aggiunge l’eventuale danno causato da un comportamento irregolare di alcuni partecipanti – rifiuti, disturbi vari ...).

Certo, il carp-fishing è un fenomeno inarrestabile a causa del notevole vantaggio economico per i Comuni. Basterebbe rendersi conto che una gestione sostenibile di quest’attività, e in generale di tutta la problematica ambientale dell’ecosistema del Lago, sarebbe un valore aggiunto importante, anche economico, per la nostra zona.

In questo senso, sarebbe da criticare particolarmente il regolamento del World Carp Classic 2012 al Lago di Bolsena, che esplicitamente esclude ogni provvedimento limitante per la pasturazione e le esche (a parte il divieto di esche vive), ignorando i suggerimenti vincolanti espressi nello studio scientifico “Misure di Conservazione della ZPS/SIC “Lago di Bolsena – Isole Bisentina e Martana”; provvedimenti limitanti simili sono in vigore in molti laghi nel mondo, fino al divieto totale della pasturazione e di certe esche.

Consigliabile quindi un buon regolamento, un efficace controllo delle regole e una campagna d’informazione funzionale e aperta per i pescatori e la popolazione.